RomaIncassa la fiducia e il via libera alla manovra. Ma - forse per la prima volta - Mario Monti tocca con mano quanto siderale sia la distanza tra il governo e la «sua» maggioranza. Non solo per la netta presa di distanze di Silvio Berlusconi e di un Pdl con molte assenze e qualche astenuto. Ma anche perché pur raccogliendo lapplauso convinto di Pd e Terzo polo al termine del suo intervento, il premier non può ignorare un Pier Luigi Bersani che assicura sì il sostegno allesecutivo ma che ci tiene a dire come «lorizzonte» del Pd resti il voto. Una presa di posizione piuttosto freddina. Ma mai come quella del Cavaliere che, seduto in aula tra Fabrizio Cicchitto e Angelino Alfano, non applaude neanche una volta durante il lungo intervento del Professore. In parallelo al dibattito sulla manovra, invece, la sfida sugli ordini del giorno. Con il governo che accoglie quelli di Pd, Lega e Idv che impegnano lesecutivo ad annullare lassegnazione gratuita delle frequenze Tv e indire una successiva asta «a titolo oneroso» (una decisione presa anche per scongiurare un voto che avrebbe rischiato di vedere il Pdl «isolato»). Mentre da Palazzo Chigi arriva parere negativo sugli odg di Idv e Lega che chiedono di far pagare lImu sugli edifici di proprietà della Chiesa.
Un mese dopo il suo insediamento, dunque, Monti deve fare i conti non solo con lopposizione «in chiaro» di Italia dei valori e Lega, ma anche con lo scetticismo strisciante del Pdl e con i timori del Pd. E che il presidente del Consiglio non abbia troppo gradito latteggiamento del Cavaliere e del suo partito lo si capisce fin dalle prime ore della mattina e se ne ha conferma a sera durante lintervento del premier alla Camera. «Ho letto stamattina il titolo Monti è disperato e ho fatto un rapido esame di coscienza. Per un attimo - dice Monti - mi sono sentito colpevole perché non mi sento assolutamente disperato. Poi mi sono svegliato un po meglio e quella parvenza di colpevolezza è sparita del tutto». Un messaggio indirizzato a Berlusconi, che sta lì a pochi metri seduto tra i banchi del Pdl e che si limita a sorridere. Era stato proprio lex presidente del Consiglio, infatti, a parlare di un «Monti disperato». Anche se il premier - forse per sopire sul nascere ogni polemica - a fine intervento fa recapitare al Cavaliere un bigliettino in cui sottolinea il clima di «fattiva collaborazione».
Missive a parte, tra governo e Pdl la freddezza è tangibile. Diverso è invece lapproccio di Monti rispetto al Pd. Dario Franceschini aveva infatti invitato il Professore a smetterla con la distinzione tra «noi» (i tecnici) e «voi» (i politici). E Monti non si tira indietro. «Non devo dire noi e voi - spiega - perché siamo tutti accomunati dalla stessa intrapresa».
Il Professore difende poi le norme «salva Italia». «LItalia rischiava, e in parte rischia ancora, il proprio benessere. Il rischio - dice Monti - è massimo, lo è stato e lo è ancora per certi versi. Mi permetto di ricordare a tutti noi la posta in gioco. Non si tratta di continuare a vivere più o meno come prima. In assenza di questo intervento sarebbero a rischio i risparmi degli italiani, soprattutto quelli piccoli, il benessere accomunato da generazioni». E ancora: «Sarà questa lultima manovra di sacrifici? Lo spero, dipenderà dal comportamento di tutti noi, dei cittadini in quanto produttori-contribuenti-consumatori, dalle imprese, da chi sottoscrive i titoli di Stato, dalla nostra capacità di presentarci uniti e credibili ai mercati». Insomma, non è escluso.
Ecco perché il presidente del Consiglio dice di essere intenzionato ad andare avanti. Le liberalizzazioni presenti nella manovra «sono solo un inizio». Poi cè la «fiscalità occulta» da combattere perché «alcuni cittadini gravano con extraprofitti» sugli altri.
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