RomaIl caso Masi-Santoro non fa scuola, perché altrove, fuori dal mondo parallelo di Viale Mazzini, se si insulta il proprio direttore si viene sospesi e nessuno deve fiatare. Nemmeno il Pd e la sinistra vendoliana, madre di tutti i lavoratori, che per Santoro invocano il diritto al vaffa ma per i comuni mortali non solo non fanno nulla, ma anzi sono i primi a sanzionare il vile marrano che ha osato ribellarsi al potere costituito. Cosa avrà da dire Nichi il rosso, il salvatore della sinistra italiana, su questa vicenda pugliese così simile e così diversa dalla telenovela di Santoro in Rai? Probabilmente nulla, visto che il dirigente sanzionatore è un suo uomo, da lui chiamato a coordinare larea organizzazione della Regione Puglia, amministrata dal 2005 da Nichi Vendola.
Il ribelle, che per sua disgrazia di cognome non fa Santoro ma solo Angelillo, Pasquale Angelillo, non è una star della tv né un eroe della libertà di pensiero, ma solo un funzionario regionale, per di più sindacalista, ma di un sindacato sfigato, lUgl, che non ha i poteri di una Cgil. E così, per la gravissima colpa di aver apostrofato «emulo di Pol Pot» il dirigente regionale Pasquale Chieco, tra laltro membro della segreteria regionale del Pd, si è beccato undici giorni di sospensione dal servizio con conseguente congelamento della retribuzione, leggermente più bassa di quella di Santoro.
Eppure, dare dellemulo di Pol Pot a qualcuno parrebbe meno grave che mandarlo a vaffa... in diretta tv. Ma ci sbagliamo, evidentemente, perché per il povero Angelillo (che poi è il responsabile pugliese di Ugl) non è partito nessun sit-in progressista davanti alla sede della Regione Puglia, nessuna vignetta di Vauro per sbertucciare Nichi il censore, nessun finiano si è indignato, di Micromega e Panchi Pardi neppure lombra. La «grave offesa» di cui si è macchiato il funzionario della Regione, tra laltro, non è nata da un raptus di nervi ma da una contestazione di fatto: lUgl era stata esclusa da una importante e delicata trattativa riguardante il personale della Regione, senza un motivo plausibile. Però non cè stato verso e, malgrado la cosa fosse nota ai vertici regionali, si è proceduto nel modo più brutale, con la sanzione disciplinare, undici giorni di sospensione a partire dal 16 novembre. I sindacalisti dellUgl, però, si fanno una domanda, neppure così peregrina: perché proprio Vendola, che si straccia le vesti per gli operai di Melfi, permette poi «atti intimidatori» verso i suoi stessi dipendenti? Ad Angelillo, che di cognome non fa Santoro, non è restato che tentare unistanza di conciliazione, che però, a differenza dellarbitrato chiesto dal giornalista vip, non congela affatto la sanzione, che pende ancora sul suo collo.
Oltre a questo, però, il sindacalista ribelle ha scritto anche una lettera. Indirizzata a Mauro Masi, direttore generale Rai: «Gentile direttore, non dispongo, a differenza del divo Santoro, di 4 milioni di teleutenti bensì soltanto di un migliaio di associati fra i dipendenti delle autonomie locali pugliesi.
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