Dpef, Confindustria contesta i dati del governo

Dpef, Confindustria contesta i dati del governo

da Roma

Il Centro studi di Confindustria (Csc) smentisce le previsioni del Dpef. E per il governo si tratta della seconda critica istituzionale alle stime del documento dopo quella giunta dal Fondo monetario internazionale che mercoledì scorso non ha rivisto al rialzo le prospettive di incremento dell’economia italiana nel 2007 e nel 2008, unico caso in tutta Eurolandia.
Secondo il Centro studi di Viale dell’Astronomia, in Italia il Pil crescerà dell’1,8% quest’anno e dell’1,5 l’anno prossimo. Si tratta di valori inferiori al 2 e all’1,9% previsti dal Dpef per il biennio. E, soprattutto, inferiori a quelli già non entusiasmanti dell’Fmi, che ha mantenuto all’1,8 e all’1,7% le stime di crescita del prodotto interno italiano, a fronte del 2,6 e del 2,5% di Eurolandia per gli stessi anni.
Gli esperti di Confindustria hanno inoltre espresso riserve sulle modalità attraverso le quali si è operato «un forte quanto inatteso miglioramento» dei conti pubblici nel 2006. Non c’è «risanamento strutturale», osserva il supplemento alle Note economiche del Csc. Il che vuol dire che la riduzione del rapporto deficit/Pil (2,4% nel 2006 al netto degli oneri straordinari) è figlia, da una parte, della ripresa economica e, dall’altra, della stretta fiscale di Padoa-Schioppa e Visco. Per il secondo anno consecutivo, infatti, è stato osservato un aumento del rapporto debito/Pil, ora al 106,8%, spinto dallo sbilancio delle amministrazioni locali (+4,9%).
Secondo Confindustria, invece, «il risanamento deve essere effettuato nei momenti in cui il ciclo economico è favorevole e aiuta spontaneamente i conti pubblici a riequilibrarsi, con entrate tributarie che crescono in modo più che proporzionale rispetto alla crescita economica». Il ciclo favorevole, insomma, deve incoraggiare a operare quei tagli alla spesa pubblica che le fasi di recessione scoraggiano per via delle ricadute politiche.
Anche per questo motivo il Csc è ritornato su quei 21,3 miliardi di euro di nuove spese previste dalla manovra 2008 per le quali «sarà necessario reperire le risorse finanziarie». La neutralità dei tecnici di Viale dell’Astronomia lascia intravedere il pericolo di un nuovo inasprimento della pressione fiscale. La messa in questione della copertura finanziaria dei provvedimenti, come per altro già fatto sia dagli uffici tecnici del Senato che dall’opposizione di centrodestra, è indicativa dei dubbi sull’efficacia della spending review (revisione dei capitoli di spesa, ndr) tanto propagandata dal Dpef.
La «lista della spesa» è lunga nonostante l’esecutivo parli di una manovra a costo zero per il 2008.

Nel dettaglio, ci sono 11,3 miliardi di impegni sottoscritti tra i quali anche per 4 miliardi per Fs e uno per l’Anas e ben 10 miliardi per le nuove iniziative, voce dove dovrebbero trovare posto gli sgravi Ici. E dal computo, conclude Confindustria, sono stati esclusi i maggiori costi dell’abbattimento dello scalone. Un provvedimento del quale proprio Viale dell’Astronomia ha messo in dubbio la necessità.

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