«Dr. Why», un quiz manda in pensione lo speed-date

Domande di cultura generale per favorire le relazioni tra i due sessi in 35 locali del Lazio

Il Karaoke? Ciarpame del secolo scorso, buono solamente per chi ama il vintage neanche troppo ricercato. Speed date o serate chat-line tra i clienti di un locale? Roba da sfigati, con chiari problemi a relazionarsi con l’altro sesso. La nuova frontiera del divertimento per i giovani in vena di rimorchio ha il volto pensoso e i capelli spettinati del «Dr. Why», icona e protagonista del quiz da pub che sta spopolando nella capitale.
Il meccanismo è davvero semplice e intuitivo: ogni tavolo è dotato di una tastiera senza fili collegata a un cervellone. Una volta che i clienti si sono divisi in gruppi più o meno numerosi, anche se nulla vieta di giocare da soli, un conduttore legge una alla volta una serie di domande che compaiono anche su alcuni schermi sparsi nella sala, mentre i partecipanti devono scegliere l’alternativa esatta.
I temi sono i più vari: si va dalla storia al gossip, dalla matematica all’attualità, dalla geografia allo sport. Il meccanismo, dunque, è in parte analogo a quello del programma televisivo «Chi vuol essere milionario?», ma con un paio di correttivi: il tempo estremamente ristretto entro il quale è consentito rispondere (si va dagli otto ai dodici secondi, a seconda della difficoltà del quesito) e il fatto che ogni errore implica una perdita di punti.
Giocare è completamente gratuito, se si esclude il costo di una normale consumazione al tavolo, però i premi sono decisamente allettanti. «In genere li riserviamo ai primi tre classificati - afferma Marco, direttore artistico del “Green Island”, un pub del quartiere Eur - e includono lettori mp3, telefoni cellulari, componenti per Personal computer, cene nel locale, abbonamenti a solarium e così via».
La competizione è perciò molto forte, ma anche la spinta a socializzare, a fare rete per ottimizzare il tempo e le potenzialità: «È così che ho conosciuto un sacco di ragazze - ammette Giorgio B., 24 anni, studente iscritto a Filosofia alla Sapienza - ognuno mette un dito su un pulsante e così si possono dare immediatamente le risposte».
Oltre a essere preparati, però, serve anche una buona dose di auto-ironia per salire sul gradino più alto del podio. «La squadra che ha risposto correttamente - racconta Angelo, membro dell’associazione culturale “Sotto casa di Andrea” di San Lorenzo - per aggiudicarsi il punto deve inventarsi un’esultanza spiritosa. I nostri animatori sono bravissimi a rendere il quiz particolarmente divertente».
In tutto il Lazio sono in totale trentacinque i locali dove è possibile giocare a «Dr. Why» per una o più sere a settimana, ma il successo sta convincendo numerosi gestori ad aderire all’iniziativa.
«Abbiamo dovuto raddoppiare l’appuntamento - spiega Antonio, il titolare del pub “The reverse” di Viterbo - le richieste erano tante e non potevamo più accettare delle prenotazioni. La partecipazione alle serate è massiccia, si creano sempre grossi gruppi perché a ogni tavolo c’è qualcuno che è specializzato in un particolare campo. Sono ammessi gli sfottò, quando si esce a fumare una sigaretta spesso ci si confronta sulle risposte, insomma è un ottimo modo per riuscire a fare amicizia».
Non può che essere d’accordo Sabrina P.

, 21 anni, studentessa di Giurisprudenza alla Luiss: «Ne avevo sentito parlare recentemente da una mia amica - racconta - così una sera ho voluto provare personalmente, l’ho accompagnata ed è giocando che ho conosciuto il mio attuale ragazzo». Poi non ci vengano a raccontare che la cultura isola la gente.

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