Cronaca locale

Drammi, gioie, emozioni Un secolo in altalena

E così la «beneamata» compie 100 anni. Dall’alto del suo primo posto nella classifica del campionato italiano di calcio, in perfetta simmetria con il destino e con la sua indole di vincente sempre sull’altalena.
Amata dalle falangi dei suoi supporter, detestata dai suoi eversori, giudicata spesso a sproposito da una critica malevola, l’Inter è la sola squadra a non essere mai scesa nell’inferno della serie B e che da sempre offre valori morali attraverso i suoi campioni. Atleti di grande risalto, a partire dall’irripetibile Facchetti, il capitano per antonomasia, tutti diversi ed uguali nell’adeguarsi a quei colori, ma soprattutto eretici, dal gioco estemporaneo come in nessuna squadra, i Mariolino Corso, Skoglund, Evaristo Beccalossi e l’immenso Ronaldo degli anni 90 ed oggi Ibraimovich e Figo. E i primi cento anni dell’Inter costituiscono un evento gioioso per tutto il calcio italiano: la quarta industria della nazione. E Milano, malgrado il recente rovescio del Milan, può a buon diritto essere considerata la capitale del calcio. Nessuna città europea è in grado di allineare due compagini del valore delle due milanesi.
Nata il 9 marzo del 1908 da una costola del Milan, il cui nome non è frutto di una dichiarata milanesità - in realtà i fondatori erano inglesi trapiantati a Milano ed amavano il cricket più del calcio - l’Inter nasceva sotto il segno di una rivalità accesa, ma che non ha mai spaccata la città. Più aziendalista il Milan, più razionale, folle e spensierata la squadra nerazzurra. Due caratteri opposti, due destini comuni. D’altro canto l’ impagabile avvocato Peppino Prisco, una figura unica nel mondo del calcio, affetto da una visione demagogica, dotata di un finissimo humor, affermava con feroce sarcasmo a proposito dei natali dei nerazzurri, che «per salire in alto si deve partire dal basso». Il parlare di calcio, dell’Inter, non è un vizio palabratico fine a se stesso, ma insegna a misurarsi con se stessi e con la dialettica universale. Si riversa nel calcio quella voglia di ascoltare e di ascoltarsi e le metafore si sprecano, finalmente liberi di esprimere pareri, giudizi, di comparare le gesta altrui con le proprie identificandosi con quei colori che non sbiadiscono mai, passassero “cent’anni”. E Massimo Moratti è da alcuni anni il suo degno presidente. Signorile, qualcuno dice anche troppo, intelligente, sta finalmente cogliendo i frutti del suo appassionato lavoro. Ed è lui il cerimoniere delle manifestazioni che si svolgono in questi giorni. E tutto il mondo Inter, i suoi 100 anni, sono compendiati in un magnifico volume: Inter! 100 anni di emozioni curato da Oliviero Toscani, imperdibile per chi ama questi colori, il nero e l’azzurro, e presentato ieri nel corso di un’incontro con i giornalisti nella splendida villa di Imbersago da Massimo Moratti, che ha raccontato emozioni, drammi e gioie esplosive, come solo l’Inter è capace di regalare e come solo lui con quel tono timidamente aristocratico sa descrivere.
La S.C. Internazionale provvederà in vista del 9 marzo ai dovuti festeggiamenti per onorare degnamente il centenario.

E per una volta, Milan e Inter, tutti insieme appassionatamente, hanno l’opportunità di allontanare la minaccia di un tifo scriteriato, paranoico, che troppo spesso ha sconfinato in una violenza canalizzata da chi aveva interesse a farlo. Buon compleanno pazza Inter!

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