Marianna Bartoccelli
da Roma
Oggi laula di Montecitorio sarà impegnata a discutere di indulto e amnistia sino a decidere con votazione se varare una misura di clemenza per migliaia di detenuti, come aveva chiesto Papa Wojtyla nella sua ormai storica visita al Parlamento italiano, come vorrebbe una mozione firmata da più di duecento deputati e come deciso ieri mattina dalla conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari. Linserimento nellordine del giorno della legge su amnistia e indulto è stato approvato ieri pomeriggio da un voto della Camera che ha raggiunto i tre quarti necessari. A favore hanno votato in 351. Per il no si sono espressi i 96 di An e Lega. Non è certo che alla fine si riesca a varare una legge per la quale servono i due terzi dei voti, ma il fatto che «eccezionalmente» sia stata inserita allordine del giorno dei lavori parlamentari è già considerata una vittoria da parte dei fautori dellamnistia, Rosa nel pugno, in testa, Roberto Giachetti, deputato della Margherita che ha organizzato la raccolta di firme chiedendo alla presidenza di calendarizzare la votazione e tutte le associazioni che hanno spinto liniziativa attraverso la marcia di Natale voluta soprattutto da Marco Pannella e don Mazzi. «La Rosa nel pugno e Rifondazione comunista - ha dichiarato Ugo Intini, capogruppo dello Sdi - hanno insistito per mettere in agenda la proposta di legge. Esserci riusciti è davvero un successo». Per Ignazio La Russa «la scelta fatta risponde soltanto ad esigenze elettoralistiche, e sarebbe stato molto più utile usare il poco tempo rimasto disponibile per approvare la legge di riordino delle forze dellordine». Anche per il capogruppo della Lega, Andrea Gibelli, sarebbe stato meglio portare a conclusione la votazione sul provvedimento per la legittima difesa già approvato in Senato. La legge che verrà votata oggi è quella definita in commissione sullindulto: è stato aggiunto lemendamento presentato da Enrico Buemi, della Rosa nel pugno, sullamnistia che verrebbe concessa per ogni reato non finanziario per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore a quattro anni o anche per i reati a mezzo stampa, per quelli di violenza o resistenza a pubblico ufficiale; per rissa, per truffa e per reati commessi da minori di diciotto anni. Sono forti però le limitazioni imposte al provvedimento: lamnistia non è concessa ai recidivi e non si applica ai reati commessi dai pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione; ai reati di mafia, calamità naturali, evasione. Il presidente della commissione Gaetano Pecorella ha sottolineato che «lamnistia e lindulto non possono applicarsi ai reati commessi successivamente alla presentazione del disegno di legge». In questo caso, si tratta dell1 giugno 2001. La legge prevede quindi il via libera anche allindulto che viene concesso in misura non superiore a due anni per le pene detentive e non superiore a 10mila euro per le pene pecuniarie. Lindulto non si applica, invece, ai recidivi e ai cosiddetti delinquenti professionali.
Questo il testo che verrà votato in modo segreto. Ed è proprio questo che fa sperare i sostenitori della legge nel raggiungimento del quorum. Ma non sarà facile. Ds e Margherita hanno annunziato lastensione. «Il provvedimento così come è stato concepito avrebbe effetti minimi e quindi sarebbe unoccasione sprecata» ha sostenuto Anna Finocchiaro, capogruppo in commissione giustizia dei Ds. «Se ci sarà unastensione dei Ds sarà molto difficile che lamnistia possa essere varata - ha commentato Casini ieri sera alla trasmissione tv Otto e mezzo -. Non entro nel merito delle scelte dei partiti. Sono stato coerente con limpegno assunto nella seduta straordinaria del 27 dicembre e in quelloccasione la posizione dei Ds non era per lamnistia. Mi sono preoccupato fin dallinizio di non suscitare false aspettative nella popolazione carceraria». Nel caso di un ok invece potrebbero uscire di cella in 18mila ha invece spiegato Patrizio Gonella, presidente di Antigone, lassociazione che si occupa dei problemi dei detenuti. Fortemente critico con la posizione dei Ds, Giuliano Pisapia di Rifondazione Comunista: «Chi come i Ds e i Dl aspira a governare il Paese sa bene che qualsiasi riforma sulla giustizia per non essere destinata a fallire deve prevedere un provvedimento di clemenza.
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