Politica

«La Ducati non andrà a Pechino: in pole position resta Bonomi»

Pierluigi Bonora

da Rho (Milano)

«È vero, ci sono altri investitori interessati a Ducati. Li abbiamo visti e ricevuti in azienda. Nella trattativa tra Tpg e Investindustrial non ci sono stati stop and go. Meglio parlare di braccio di ferro tra chi non ama lasciare alcunché sul tavolo». Per Federico Minoli, presidente e amministratore delegato di Ducati, sono giorni decisivi. C’è chi è pronto a scommettere che l’ingresso della famiglia Bonomi nel capitale della casa motociclistica sia imminente.
Altri, invece, parlano di un rallentamento del negoziato e di una riflessione in corso proprio da parte dei candidati futuri proprietari. Le perplessità deriverebbero dalla necessità di fare maggiore chiarezza sui conti di Ducati. Intanto, come ammette lo stesso Minoli in questa intervista al Giornale, altri investitori sarebbero disposti ad accaparrarsi la maggioranza dell’azienda bolognese. Tra questi, a quanto risulta al Giornale, ci sarebbe anche il gruppo americano Polaris, produttrice di moto d’acqua, motoslitte e quad.
Presidente, chi sono gli altri soggetti interessati a Ducati?
«Investitori finanziari e industriali. Ci sono anche società cinesi che in qualche modo abbiamo sempre tenuto a distanza perché non sono i migliori azionisti per un’azienda che è anche una bandiera del “made in Italy”».
Ai cinesi, però, i soldi proprio non mancano...
«Non hanno timore a usarli, ma preferiamo non averli in casa».
La fine dell’anno, intanto, si avvicina...
«Spero che il passaggio di mano si concluda entro dicembre. Non è possibile restare a lungo in bilico tra proprietà diverse. Un’azienda dev’essere tenuta con una direzione chiara e ciò diventa difficile se ci sono delle incertezze».
Con quale biglietto da visita vi presentate al futuro proprietario?
«Il nostro è un brand fortissimo, abbiamo una tecnologia vincente ma sui mercati soffriamo. La voglia di reagire, però, non manca e gli investimenti ci sono. Paghiamo il nostro debito al 4% mentre altri lo pagano al 10,25%».
Se arriverà Bonomi, per lei il posto al vertice non sembra essere in discussione. E se ci fosse un colpo di scena?
«Conosco da tempo il management del gruppo Bonomi e, da parte mia, ho dato la mia disponibilità. In questo momento il leader sono io e, come tale, sto gestendo la transizione».
Una volta passata di mano, Ducati penserà a stringere alleanze?
«Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di riunire marchi del “made in Europe” perché la nicchia in cui noi competiamo è affollata e non in espansione. Vale dunque la pena allearsi in quanto ci sono molte economie di scala che si possono realizzare per il bene di tutti.
Qui di fronte c’è lo stand della Bmw...
«Con loro si è parlato spesso di collaborazione industriale. Separati siamo tutti troppo piccoli e si fa una grande fatica.

Aprilia, Morini, Mv, Ktm e Triumph sono tutte aziende con cui si può parlare».

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