Politica

In due anni duecento giornalisti italiani minacciati da mafia e terroristi

Presentato a Giorgio Napolitano il rapporto Ossigeno 2009: dieci cronisti vivono sotto scorta per quello che hanno scritto

Duecento i giornalisti italiani minacciati negli ultimi due anni perchè hanno pubblicato notizie sulla mafia, sul terrorismo o su episodi di estremismo politico. Dieci di loro sono costretti a vivere sotto scorta. É la stampa, bellezza.
I dati sono contenuti nel rapporto 2009 di Ossigeno, l'osservatorio della Fnsi e dell'Ordine dei giornalisti sui cronisti sotto scorta e le notizie oscurate in Italia con la violenza. Il dossier è stato consegnato al Quirinale al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante la cerimonia del Ventaglio, dal presidente e dal segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale e Franco Siddi, dal segretario dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino, e dal giornalista Alberto Spampinato, consigliere nazionale della Fnsi e direttore del progetto Ossigeno. Era presente Arnaldo Capezzuto, il cronista di Napoli che ha denunciato alla magistratura e fatto condannare i boss di Forcella che lo avevano minacciato per impedirgli di pubblicare alcuni retroscena dell'omicidio della giovanissima Annalisa Durante.
Il rapporto Ossigeno 2009, pubblicato sulla rivista Problemi dell'Informazione (Il Mulino), da oggi è integralmente disponibile sui siti ufficiali della Fnsi e dell'Ordine dei giornalisti, e su numerosi altri che condividono il progetto. Il docimento contiene tre reportage svolti in Sicilia, Calabria e Campania fra i cronisti più esposti, analizza la dinamica dell'isolamento del giornalista che non osserva le regole non scritte della «prudenza», elenca 52 episodi di minacce e intimidazioni registrati nel 2006-2008 sui giornali o segnalati da attestazioni di solidarietà. Fra gli episodi denunciati dal rapporto, il più grave è l'attentato al cronista dell'Ansa di Palermo Lirio Abate, sventato all'ultimo momento il 4 settembre 2007.
Il dossier elenca inoltre sedici aggressioni fisiche, tre minacce in sede processuale (a Rosaria Capacchione, Roberto Saviano, Lirio Abbate), otto danneggiamenti all'abitazione o all'automobile, diciassette minacce telefoniche o con lettere anonime. «Si tratta di un fenomeno più grave e più esteso di quanto si possa dedurre dalle frammentarie notizie di cui si dispone comunemente - dice Spampinato - . Riguarda soprattutto i cronisti impegnati nei territori a forte radicamento mafioso.

Con il nostro osservatorio vogliamo diffondere la consapevolezza che non si tratta di fatti marginali e far capire che di fronte a questo genere di minacce serve una più puntuale attenzione del mondo dell'informazione e delle istituzioni».

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