«Due milioni di clienti per il mio Cinamercato»

«Due milioni di clienti per il mio Cinamercato»

Franco Sala

Il colosso cinese, che ha calato sul banco una montagna di soldi per acquistare il Movie Magic Park, la multisala di Muggiò, è guidato da Song Zhicai, 40 anni. Un personaggio di spicco che si muove a meraviglia nel labirinto della comunità orientale in Italia. Song Zhicai, nel suo Paese era accusato di truffa, e siccome si proclamava innocente e perseguitato dal regime totalitario comunista, nel 1995 ripara in Italia. Inseguito da un mandato di cattura internazionale «emesso dall’autorità giudiziaria cinese di Harbin in data 8 ottobre 1998». E il 31 il Servizio Interpol informava la Questura di Roma che la polizia di Pechino «aveva fatto pervenire una richiesta d’arresto provvisorio, al fine di rendere possibile una sua prossima estradizione». Parole scritte sul verbale della seduta della Camera del 8 luglio 1999. Perché 42 onorevoli presentano un’interpellanza al presidente del Consiglio e al ministro di Grazia e Giustizia sul caso di Song Zhincai? Presto detto. Il cinese, impegnatissimo a chiudere l’affare di Muggiò, qualora fosse stato rispedito in Cina rischiava la pena di morte. Song, secondo la polizia cinese, «avrebbe ottenuto in modo fraudolento, utilizzando l’identità di un altro cittadino, Li Jan Wu, un passaporto». Al momento dell’arresto, che lo porta a Regina Coeli, l’uomo aveva dichiarato «di aver assunto false generalità esclusivamente al fine di evitare la cattura e di sottrarsi alla condanna a morte in Cina, da dove sarebbe fuggito perché ingiustamente accusato del reato di truffa».
Song Zhincai si butta nel business e in pochi anni diventa il patron delle società che gestiscono il Cina Mercato Napoli, il Cina Mercato Roma e ora il Cina Mercato Milano. Nel suo passato il «Re Mida» di Napoli tenta anche l’avventura nel mondo del calcio e per qualche mese è presidente della Parmense. Adesso è ha Muggiò, per la prima volta è disponibile a parlare: «Faremo un centro commerciale all’ingrosso e al dettaglio. Duecento negozi venderanno prodotti made in Cina, mentre altri ottanta, tratteranno solo merce con marchio italiano». Zichai Song è loquace e racconta tutto di un fiato: «Il nostro scopo non si lega solo alle attività commerciali, ma prevede uno scambio tra la cultura italiana e quella cinese, ad esempio prevediamo una scuola, dove il cittadino cinese potrà imparare l’italiano e l’inglese e gli italiani la nostra lingua. Una delle sale cinematografiche sarà adibita alla proiezione di film cinesi e faremo una biblioteca di libri antichi cinesi. Un centinaio di commercianti che, attualmente operano in via Paolo Sarpi, si trasferiranno da noi». L’uomo, ormai «italianizzato», aggiunge che, «attraverso un apposito mega ufficio nel nuovo Cina Mercato Milano, saranno organizzati incontri tra imprenditori italiani e cinesi per scambi commerciali».
Il centro è facilmente raggiungibile da due milioni di persone e nel suo genere è il primo in Europa.

«Siamo disponibili a confrontarci anche con i commercianti della zona ai quali possiamo offrire - garantisce Zichai - vantaggiose opportunità. In ogni caso chiediamo la collaborazione delle amministrazioni locali. Non bisogna dimenticare - conclude il facoltoso cinese – che porteremo ricchezza in tutta la zona».

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