Due pesi e due milizie

Gian Carlo Caselli seguita a celebrare i suoi insuccessi e naturalmente a sostenere che secondo parte del centrodestra la mafia non esiste. Lo ha fatto su l’Unità di martedì nel ricordare il quattordicesimo anniversario della strage che uccise Paolo Borsellino e la sua scorta, con ciò glorificando un successivo periodo «che produsse una mobilitazione senza precedenti nella società civile insieme e un forte recupero di entusiasmo nelle forze dell’ordine e della magistratura». Mutando argomento viene spontaneo chiedersi per quale ragione i celebratori del biennio 1992-93 omettano quasi sempre l’operazione «Vespri siciliani», quella che impiegò l'esercito in Sicilia appunto dopo le stragi; viene ossia da chiedersi, come ha suggerito Luca Sofri su un blog del Foglio, che differenza passi tra l’essere contrari all'uso dei militari nell’Afghanistan e l’essere favorevoli all’uso dei militari nella Sicilia di allora.

Non paia provocatorio il parallelo: entrambe le operazioni erano o restano volte a garantire sicurezza laddove illegalità e violenza seguitano a permanere, con ciò adottando anche l’uso della famosa forza; in entrambi i contesti la gente si ammazzava e ammazza civili innocenti. Qual è la differenza? E di passaggio: qual è la differenza con la Calabria di oggi, dove non siamo capaci di mantenere quella democrazia che pure vorremmo esportare?

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