IL DUELLO NELLA DESTRA

Nei ragionamenti pronunciati a microfoni spenti l’unità del centrodestra è «il bene assoluto» e gli spiragli per un ritorno al dialogo ci sono tutti. Poi, come per uno strano incantesimo, basta un palco o una telecamera e le parole diventano speziate, piccanti o addirittura esplosive, trasformandosi in nuove dichiarazioni di guerra contro il presidente di Forza Italia.
È un momento delicato per Alleanza nazionale, spiazzata dal colpo di teatro berlusconiano e dal nuovo impeto da solista del Cavaliere, e tutt’altro che disposta a farsi «annettere» dal Partito del popolo della libertà. Un affondo, quello del numero uno azzurro, che costringe Gianfranco Fini a battere sul tasto identitario, a fare appello all’orgoglio del suo popolo e a riscrivere un copione politico pronunciato, da tredici anni a questa parte, non «in proprio» ma sempre nell’ottica della Cdl. Un percorso obbligato che cozza, però, con il timore dell’isolamento a destra, tanto più dopo il buon esito del faccia a faccia Berlusconi-Veltroni che sembra aprire scenari inattesi e imprevisti e regalare spazio di manovra ai due principali partiti.


Come se non bastasse a rendere lo scenario più intricato c’è l’aggressiva campagna di reclutamento portata avanti da Francesco Storace che a Milano - grazie all’azione di Daniela Santanchè, recentemente fuoriuscita da An in un trionfo di polemiche - riesce a «scippare» due esponenti aennine, facendo scattare le ire del partito di Via della Scrofa. Una piccola scossa tellurica, all’interno del terremoto che ha colpito la destra italiana, che rende ancora più dissestato il percorso verso il dialogo.

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