E adesso i cattivi della guerra in Libia siamo solo noi

Caro Granzotto, mi sbaglio o siamo in piano marasma? C’è ancora la guerra di Libia? E noi, che ruolo vi giochiamo? E cosa ci azzeccato i profughi tunisini? Come andrà a finire?

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È finita che i cattivi siamo noi, caro Fogliani. Incredibile a dirsi, ma è così: ancora una volta ci siamo cacciati nei guai incamminandoci a cuor leggero sulla ben nota via lastricata di buone intenzioni e che mena dove lei sa. Tolti noi e ovviamente Gheddafi, tutti buoni: buoni i ribelli e la loro pioggia di fuoco a chi tocca tocca. Buoni francesi e inglesi che centrano in pieno i civili venuti a tutelare (dall’alto dei cieli). Buona l’America che dispiega la sua superpotenza per vaporizzare l’aviazione (solo l’aviazione? Sappiamo come possono essere cretine certe bombe intelligenti) gheddafista. Buono il Canada che per dare una mano a buttar bombe ha raggiunto i «volenterosi» con una trasferta di 10mila chilometri, con quel che costa la benzina. Buoni i turchi che se la ridono sotto i baffi. Buono Zapatero che oltre agli aerei ha messo in campo perfino un sottomarino (forse pensando che Gheddafi se ne fuggisse alla Gianfranco Fini, con pinne, maschera e boccaglio). Buoni tutti, insomma, senza che di quella bontà qualcuno paghi pegno. Meno noi. Che accorsi senza indugio - pepperepè, pepperepè - ad unirci alla coalizione dei «volenterosi», il pegno di tanto privilegio l’abbiamo pagato subito, sotto forma delle migliaia e migliaia di «profughi» che si riversano a Lampedusa.
Siccome saranno anche buoni e cari però sollevano qualche problema, ci siamo rivolti all’Europa perché se ne prenda la sua parte. Niente. Tante belle parole, ma niente di fatto. Cioè no, qualcosa s’è fatto: Sarkozy ha schierato la gendarmerie al valico di Ventimiglia. E da lì non passa nessuno. Allora abbiamo chiesto alla Tunisia di mettere un freno agli imbarchi. Poco o niente. Date le circostanze e con la sgradevole sensazione d’esser considerati la sentina d’Europa s’è dunque cominciato a parlare di rimpatri forzati: tot ne arrivano e tot ne rispediamo - in guanti bianchi - al mittente. E sono partiti gli anatemi: italiani senza cuore, senza un briciolo di umanità, negrieri, senza pietà per quei poveri disperati (con telefono satellitare, danaro in saccoccia e la predisposizione a sfasciare tutto ciò che capita loro sottomano) che anelano alla libertà e a un futuro migliore. Vergogna! Cattivi! A rendere più sgradevole, diciamo pure ributtante il tutto, ci si è messo anche il fuoco amico da parte della stampa e della politica di sinistra che ringhiosamente s’è unita al coro indignato degli euromarpioni. Ora siamo a questo, caro Fogliani: che per non fare la figura dei cornuti e mazziati, per fare intendere a chi di dovere che non siamo una dépendance dell’Eliseo o del palazzo Carlomagno di Bruxelles, non resta che procedere.

Riempire fino all’orlo le navi traghetto messe a disposizione per «l’emergenza profughi», raggiungere uno dei porti tunisini, abbassare lo sportellone e fuori tutti. Se qualcuno rilutta puntando i piedi, spingere.
Paolo Granzotto

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