Nel 2008 il valore dei crediti dubbi delle banche italiane è salito del 28%, mentre i soli incagli sono balzati del 45% circa a quota 27,8 miliardi di euro. Se si prende però in considerazione un arco di tempo maggiore, dal 2003, i crediti dubbi hanno subìto un incremento del 44%. È quanto emerge dal rapporto 2009 dellUfficio Studi di Mediobanca sulle principali società italiane, che analizza laggregato di circa 600 banche. Le sofferenze sono aumentate del 17% a 27,6 miliardi; in rialzo al 3,4% anche il rapporto dei crediti dubbi verso i crediti alla clientela dopo aver toccato nel 2007 un minimo al 2,9%.
Quanto ai coefficienti di solvibilità ex Basilea, il patrimonio di vigilanza del sistema bancario italiano era pari al 10,9% nel 2008, in salita rispetto al 10,4% dellanno prima, mentre il Tier 1, che raggruppa gli elementi del patrimonio di qualità primaria, si è assestato al 7,6%.
Da sottolineare come le attività non strettamente riconducibili al patrimonio netto (il cosiddetto patrimonio supplementare Tier 2) contano per circa il 30% del coefficiente di vigilanza. A livello di sistema bancario, nel 2008 infatti lammontare delle dotazioni di capitale «non» Tier 1, costituito perlopiù da strumenti ibridi, è pari a ben 64 miliardi, poco meno della metà del valore complessivo del patrimonio di base Tier 1, che è di 141 miliardi.
Se la dinamica delle banche commerciali è in linea con il settore, le banche popolari mostrano invece una politica di crediti più prudente e dal punto di vista patrimoniale, pur partendo nel 2003 da coefficienti di Basilea inferiori al sistema, nel 2008 raggiungono l11,2%. La classifica delle banche italiane nel 2008 non segnala variazioni di rilievo, con Unicredit che resta in prima posizione per totale attivo tangibile davanti a Intesa Sanpaolo, mentre Ubi Banca scavalca il Banco Popolare. Nel 2008 il sistema bancario italiano ha segnato un Roe pari al 5,2%, in forte calo dal 9,3% del 2007.
La crisi si è abbattuta anche sulle Sim e sul mondo assicurativo che nel 2008 ha visto cadere i proventi da investimenti portando in rosso il risultato aggregato per 1,8 miliardi.
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