da Detroit
Le prime due giornate del Salone internazionale dell'auto di Detroit hanno messo a dura prova i top manager delle Big Three: General Motors, Ford e Chrysler, presi fra due fuochi, quello domestico e quello globale, ma sicuramente più attenti a proteggersi dal primo. Tutte insieme, infatti, hanno raggiunto appena la quota del 53% del mercato Usa nel 2006. Le tre grandi devono fare i conti prima di tutto con il dato interno, perché è su questo che vengono elaborate le strategie che dovrebbero portarle fuori dal tunnel.
Rick Wagoner, ceo di General Motors, è certamente più sotto pressione degli altri perché il sorpasso di Toyota a livello mondiale è dietro l'angolo, e il colosso giapponese continua ad incrementare la produzione negli Stati Uniti (2,5 milioni di pezzi nel 2006, imminente l'apertura della ottava fabbrica americana), smentendo il luogo comune che la sua costante crescita sia da collegare alla scarsa forza dello yen. A fine anno, inoltre, Gm aveva in stock, presso i concessionari nordamericani, la bellezza di un milione di vetture, 41mila per ogni dealer, contro le 16mila pro capite della rete Toyota, un dato che da queste parti fa un'enorme differenza. Bisogna drasticamente interrompere, secondo Wagoner, la politica degli sconti sempre più forti, ma far valere, anche nei prezzi, le qualità dei prodotti Gm. In casa Ford la voglia di ripresa, non più rimandabile, sembra aver riavvicinato gli eredi del grande Henry Ford al chairman Alan Mullally, da ottobre a capo della casa dell' ovale blu, che ritiene indispensabile un nuovo approccio che metta sullo stesso piano I lavoratori (rappresentati dalla potente Uaw), gli azionisti, i dealer e i clienti. Una visione nuova per l'ex boss della Boeing, ritenuto fino ad oggi ostile al sindacato. Anche per Ford la ripresa passerà, prima di tutto, attraverso un profondo rinnovamento stilistico e il ricorso alla tecnologia di comunicazione Sync (comando vocale), messa a punto con Microsoft e che debutterà su dodici modelli della Casa entro quest'anno, una scelta motivata dal fatto che siamo destinati, inesorabilmente, a trascorrere sempre più tempo a bordo della nostra auto. Per i marchi controllati, Ford Group si accontenta della cessione di Aston Martin, che verrà definita entro il 2007, e dichiara non in vendita la Jaguar.
Tom LaSorda, chairman di Chrysler (risultati negativi in Usa, positivi nel resto del mondo, e comunque da decrittare nella complessa galassia Daimler-Chrysler)), punta invece tutto su un ritorno ai valori classici del marchio, che a Detroit presenta la seconda generazione dei minivan Town&Country e Caravan che nel 1984 hanno inventato le auto monovolume, nonostante questa nicchia sia in costante discesa rispetto ai giovani crossover.
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