Gian Marco Chiocci e Paolo Bracalini
Roma Un onorevole, due quotidiani. Ed entrambi finanziati dallo Stato. Peccato che la legge non consenta che i fondi per l’editoria siano erogati contemporaneamente a «imprese collegate con l’impresa richiedente o controllate dagli stessi soggetti». C’è voluta una serie lunga di indagini, prima dell’Agcom, poi della Guardia di Finanza e quindi dell’Avvocatura dello Stato, per arrivare «a ritenere sussistente un coordinamento economico e finanziario che passa attraverso legami personali tra i (...) soci di Edizioni del Roma spa (della quale è anche sindaco l’amministratore unico di Edizioni Riformiste) e la configurabilità di un unitario potere di condizionamento non legato a dati formali», cioè un legame indiretto tra le diverse proprietà. Parliamo dei quotidiani Il Roma, edito dalla Edizioni del Roma, e L'Umanità, edito da Edizioni Riformiste scarl.
Entrambi hanno fatto richiesta per i contributi pubblici relativi al 2007, 2008 e 2009, ottenendo i fondi per i primi due anni (a titolo di esempio, 364.616 euro nel 2008 per L’Umanità, 2.530.638 per Il Roma, sempre nel 2008), mentre il 2009 è attualmente congelato.
Ed entrambi i quotidiani sono riconducibili alla galassia di Italo Bocchino. Delle Edizioni il Roma spa il colonnello di Fli è stato socio direttamente negli anni scorsi, mentre attualmente è socio maggioritario Gabriella Buontempo, sua moglie. Mentre le Edizioni Riformiste scarl. sono guidate (amministratore unico) da Francesco Ruscigno, uomo di fiducia di Bocchino, a lui legato da diverse iniziative imprenditoriali (l’Agcom rileva come Bocchino «fosse presente con una partecipazione dello 0,40% nel capitale di Edizioni de l’Indipendente Srl»).
È nel 2009 che l’Agcom si insospettisce e avvia un’indagine, da cui emerge «la ricorrenza di nominativi identici o riconducibili allo stesso nucleo familiare dell’onorevole Bocchino» nelle proprietà de Il Roma e de L’Umanità. A quel punto l’Autorità sollecita un’inchiesta della Guardia di finanza, che prende in carico la questione. Una relazione della Gdf, e siamo nel 2010, evidenzia «possibili segnali di collegamento e di controllo», nello specifico una serie di legami tra le due società beneficiarie di finanziamenti pubblici, attraverso una terza società, la Gestioni immobiliari Srl, socio di maggioranza di Edizioni Il Roma ma anche titolare di diversi contratti con la stessa editrice del Roma e con la Edizioni Riformiste scarl, editrice de L’Umanità. E coincidenze come per esempio il fatto che «entrambe le imprese editrici hanno la redazione romana nel medesimo stabile».
Sulla base di queste evidenze Palazzo Chigi, chiede lumi all’Avvocatura dello Stato, che nel giugno 2010 ravvede elementi critici negli intrecci tra le due società, ma non sufficienti a negare il contributo per il 2008, che viene autorizzato. I problemi veri nascono con la successiva richiesta di contributi, quella per l’anno 2009. La Guardia di finanza compie ulteriori indagini che determinano poi una decisione della Sezione Ispettiva dell’Agcom, nel marzo scorso. Nei fatti l’Autorità prende atto di tutte le indagini fatte e degli intrecci societari emersi, in particolare delle rilevazioni della Gdf circa «indizi gravi, precisi e concordanti dell’esistenza di un coordinamento della gestione dell’impresa editrice con quelle di altre imprese ai fini del perseguimento di uno scopo comune» e di «una distribuzione degli utili o delle perdite diversa da quella che sarebbe avvenuta in assenza dei rapporti stessi».
Si citano poi una serie di personaggi tutti nell’orbita di Italo Bocchino. Non solo Francesco Ruscigno e la moglie Gabriella, ma anche Ludovico Greco e Maria Grazia Greco, collegati a Il Roma ma anche, attraverso Gestioni Immobiliari srl, all’editrice de L'Umanità. Perciò l’Agcom chiude la sua indagine contestando a Edizioni del Roma e all’Editrice Riformista di aver violato «l’obbligo di comunicare e di rendere trasparente l’assetto proprietario comprese le posizioni di controllo, delle imprese editrici», accertando sanzioni amministrative (non ancora emesse) da 500 a 103mila euro moltiplicata per tutte le violazioni, cioè per un totale teorico di circa 1.500.000 euro. La legge prevede poi che, una volta accertato il collegamento tra imprese beneficiarie di contributi, decada il diritto all’aiuto pubblico. Con la possibilità, per lo Stato, di chiedere indietro i milioni versati. Il Roma a sua volta ha contestato le «inutili» e «dispendiose» indagini svolte dalla Gdf, perché i rapporti commerciali tra le società editoriali sarebbero assolutamente «normali». Accusando anzi «un’ulteriore macroscopica evidenza della grave situazione di illegittimità della Presidenza del Consiglio».
Lo stesso teorema espresso da Bocchino in un programma tv, per cui Palazzo Chigi avrebbe «deciso di bloccare i contributi pubblici di cui ha diritto Il Roma», perché si fa di tutto «per mettere in difficoltà tutti i giornali che non si allineano». Solito fumus persecutionis, quando invece, per la Guardia di finanza, dietro gli intrecci tra società e contributi pubblici, non c’è fumo, ma parecchio arrosto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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