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E Clemente diventa il Bossi del Sud

Adalberto Signore

da Roma

Miracoli dell’ingegneria elettorale. Che - passasse anche al Senato la riforma in senso proporzionale approvata dalla Camera la scorsa settimana - ridisegnerebbe completamente i rapporti di forza tra Casa delle libertà e Unione. Soprattutto per l’elezione di Palazzo Madama.
La novità, di cui peraltro si è già parlato, sta in un emendamento (definito da Roberto Calderoli «federalista») che prevede l’attribuzione del premio di maggioranza su base regionale. Per essere più chiari, se alla Camera il premio viene concesso alla coalizione che prende più voti su scala nazionale (che incassa almeno 340 dei 630 seggi di Montecitorio), al Senato la quota è attribuita regione per regione (chi vince riceve almeno il 55% dei seggi assegnati in quella determinata regione). Una soluzione che, oltre a soddisfare le esigenze della Lega e risolvere non pochi problemi a Forza Italia in Sicilia, mette l’Udeur nell’invidiabile condizione di essere l’ago della bilancia al Senato in almeno tre regioni del Sud. Vale, insomma, il discorso già fatto per il Carroccio (con la differenza che la Lega non avrà alcun problema alla Camera a superare ampiamente lo sbarramento del 2%). Se il movimento di Umberto Bossi è determinante in regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte e pure Friuli Venezia Giulia, Clemente Mastella è nella stessa invidiabile situazione in Basilicata (dove l’Udeur alle regionali di quest’anno ha preso l’11,1%), Campania (10,3) e Calabria (8,7). E pure in regioni come Abruzzo (4,7) e Puglia (3,3) può dire la sua, senza contare il Lazio, dove vista la situazione di estremo equilibrio anche il risicato 1,7% incassato alle ultime regionali non va affatto sottovalutato. È anche per questo che ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, Mastella ha fatto sapere che voterà la nuova legge elettorale quando arriverà al Senato. Perché è chiaro che questa riforma lo rafforza non poco al Sud, proprio nelle zone che gli sono più care (come la «sua» Campania). E gli permette pure di «trattare» con un peso diverso, fattore che visti gli attriti degli ultimi giorni con l’Unione e Romano Prodi certamente Mastella non sottovaluta.
Ma c’è pure un altro elemento da tenere in considerazione. Ed è il peso elettorale delle regioni in questione. A seconda del numero di abitanti, infatti, cambia il numero dei senatori eletti (come dei deputati). Di conseguenza, le regioni che attribuiscono più seggi hanno anche il premio di maggioranza più corposo (il 55% dei 7 senatori eletti in Umbria è cosa ben diversa dal 55% dei 23 senatori del Piemonte). Il fatto che l’Udeur sia determinante in Campania (30 senatori, la seconda regione dopo la Lombardia quanto a numero di seggi) e Calabria (10 senatori) non è dunque cosa di poco conto. Lo stesso vale per il Lazio (28 senatori), dove quell’1,7% delle Regionali potrebbe davvero fare la differenza. E ancora di più per la Puglia (22 senatori), dove senza il 3,3% dell’Udeur Nichi Vendola non sarebbe mai diventato presidente della Regione.
Un ragionamento, questo, che deve essere letto pure in un’altra chiave.

Cosa succederebbe, infatti, se Mastella decidesse di raccogliere l’invito lanciatogli in maniera «provocatoria» da Silvio Berlusconi qualche giorno fa («Udeur e Margherita vengano con noi»)? Che con Bossi al Nord e Mastella al Sud - a prescindere dal risultato della Camera (dove il premio è su scala nazionale) - la Casa delle libertà avrebbe ottime possibilità di avere la maggioranza dei seggi del Senato.

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