E i libertini di "Repubblica" esaltano banche e celibato

Metamorfosi del clan dei conformisti: tifavano per l’anticapitalismo e la libertà sessuale, adesso difendono i poteri forti e l’astinenza

Erano orgogliosamente libertini, lo spirito licenzioso dei Lumi e quelle cose lì, l’erotismo alla Diderot, le monache finalmente in calore, il «divino marchese» e quindi Justine, Emmanuelle, l’Histoire d’O, la donna sessualmente libera e liberata, e ora sono tutti un «signora mia, ma che tempi, ma che vergogna, ma quelle povere ragazze seminude, che sconcio, che decadenza...». Editano riviste che sono un inno alla f... e però adesso mettono le mani avanti (e magari anche dietro), e dicono che no, la loro è la f... democratica, progressista, quella che gestisce la propria sessualità... Scrivono articolesse sui settimanali che hanno le natiche femminili in copertina e ogni pretesto è buono per illustrare con un nudo di donna anche i terremoti e le inondazioni, e però hanno la faccia come il culo di dire che basta, è ora di finirla con la mercificazione dell’altra metà del cielo... Hanno applaudito il trash «stracult», i Pierini scoreggioni e le Giovannone coscia lunga, i reality dove il buco della serratura era visto come l’irruzione della realtà nel mondo della finzione, la verità che finalmente si impone sullo schermo, e ora è tutto un rimpianto dei bei tempi dell’Approdo, quando la tele era in bianco e nero, c’era il maestro Manzi e A come agricoltura... E infatti, quante braccia strappate alla semina, quanti guasti ha fatto il voto politico e l’apertura indiscriminata nelle università...
Erano orgogliosamente anti-capitalisti, si mangiavano i padroni a colazione, i banchieri a pranzo, i poteri forti a cena, al massimo si commuovevano di fronte all’«utopia illuministica» di Olivetti, perché a quelli come loro garantiva comunque uno stipendio, stavano con Gasparazzo, il fumetto dell’operaio che puzzava di sano sudore proletario e ce li ritroviamo a difendere le banche, come se fossero l’opera pia di Don Guanella, contro le nequizie dei Tremonti-bond: un attentato, una voglia punitiva nei confronti di chi fa fruttare il denaro dei poveri risparmiatori. Le banche, i banchieri, capite, vittime del sistema, «l’élite che resiste» (ma dai, ma fai il bravo), poveri bersagli di una congiura che vorrebbe loro male, loro che al primo imprenditore che chiede un finanziamento, al primo impiegato che vuole accendere un mutuo, lo invitano a cena, gli regalano una macchina, gli presentano la figlia...
È uno strano mondo quello che ruota intorno alla galassia editoriale di cui Repubblica è la stella fissa: un mondo di saltimbanchi del pensiero che hanno tre cattedre e venti collaborazioni, macinano premi, libri e incarichi, vanno in televisione, ma gridano al regime, sentono lo stivale chiodato alla porta, imprecano contro la dittatura strisciante mentre imbottigliano il vino dei propri vigneti («poche bottiglie, solo per gli amici») e chiedono il condono edilizio per il dammuso che hanno restaurato fuori legge. Un mondo di famiglie allargate, pluri matrimoni e pluri divorzi, lo scaffale delle pellicole hardcore ben fornito, perché, si sa, «l’erotismo non è pornografia», ma che si lamenta della decadenza dei costumi: «Un vecchio, pensa un po’, con una ragazza» che potrebbe essere sua nipote»... E certo «Lolita è un capolavoro e come è vero quell’amore senile»...
È curioso come i nemici del moralismo piccolo-borghese, gli adepti del «famiglie io vi odio», i teorici delle mille unioni possibili, uomo-donna, donna-donna, uomo-uomo e di ogni altra ipotetica terza via, si ritrovino uniti nell’esecrazione sessuale: le veline in convento, i festini al rogo, i brachettoni al posto delle gonne, la Controriforma fatta dai laici, prima di morire dovevamo vedere anche questo... È curiosa questa passione per la finanza invisibile, per l’economia globalizzata, la Borsa e la Banca con la b maiuscola, fatta da chi applaude Michael Moore quando racconta le nequizie di Wall Street. Gli americani sono sempre gli altri.
È sorprendente questo coro intellettuale in cui spiccano le voci di direttori e grandi firme che si inorgoglivano se, alle sei della mattina, al telefono venivano buttati giù dal letto dall’Avvocato o dall’Ingegnere (ma che cazzo di vita facevano, gli uni e gli altri?), ma attutivano la mancanza di sonno scorazzando sui loro panfili, aerei e elicotteri...

Naturalmente hanno la schiena dritta, si spezzano ma non si piegano (non si spiegano con se stessi, più che altro) e danno del servo, del prezzolato e del killer all’avversario di turno, che sempre naturalmente non è un essere umano, ma un verme, un cane avrebbe detto il Sartre che taceva sugli orrori del comunismo per non far piangere la classe operaia... È una sorta di antifascismo alla puttanesca, una Nuova Resistenza in cachemire, l’Aventino andando in barca alle Eolie. Aveva ragione Marx: quando la storia si ripete, dalla tragedia si passa alla farsa.

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