«Vada a farsi fottere». «Lei è un bugiardo e un mascalzone». «La pagheranno mandandole delle signorine». Con queste tre frasi, rivolte in diretta tivù al condirettore del Giornale Alessandro Sallusti, Massimo DAlema ha fatto la rivoluzione e cambiato volto alla sinistra: da radical chic a cafonal chic.
Levoluzione della specie è stata un lungo processo. La prima avvisaglia della incipiente mutazione si ebbe quando Katia Belillo, ministro comunista delle Pari opportunità, ingaggiò un match pugilistico, a Porta a Porta, con Alessandra Mussolini, deputata di Alleanza nazionale. Larbitro Bruno Vespa riuscì a far tornare allangolo le contendenti, non prima che lesponente del governo avesse ricordato alla rivale: «I conti tra te e me li ha chiusi mio padre partigiano con tuo nonno». Era il 2001.
Rivoluzionari nellanima, conservatori nel portafoglio, gli ex-post-neo comunisti hanno sempre amato assumere lo stile di vita dellaristocrazia di un tempo. Chiaro il sottinteso: non abbiamo il sangue blu ma ci meritiamo attici e ville nello Chiantishire perché siamo la nobiltà del pensiero. E la politica, lo ha detto proprio DAlema, è «la più nobile delle professioni intellettuali». Adesso però cominciano a perdere qualche colpo. Ad esempio, nelle magniloquenti e pensierose articolesse di Eugenio Scalfari, il loro indiscusso imam, fanno capolino volgari apprezzamenti verso gli italiani «senza qualità», «servili» e «buffoni di corte». Non tutti, sarebbe una analisi grossolana. Solo quelli che votano Berlusconi.
Più di recente, il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani è stato molto elogiato dalla stampa amica per «lo scatto dorgoglio» avuto ad Annozero, dopo aver incassato unoretta circa di metaforiche bastonate rifilategli da Travaglio e soci. Bersani è persona simpatica ed educata. Si è quindi limitato a rispondere per le rime con tono leggermente infervorato, niente a che vedere con i casi precedenti. Eppure la sua in fondo lieve irritazione è segno che anche i più compassati stanno cedendo al cafonal chic.
Massimiliano Fuksas, star dellarchitettura con dichiarate simpatie a sinistra, non è altrettanto compassato. Le cronache di qualche settimana fa registrano una rissa in un ristorante romano, con formaggiere volanti, qualche «pizza» (non margherita) e insulti («Ladro, pezzo di m...») al capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Fuksas minimizza: «Non cè stato alcun lancio di oggetti», ha detto al Fatto quotidiano.
Un tempo «lo scatto dorgoglio» sarebbe stato al massimo rinunciare allennesima tartina allUltima spiaggia di Capalbio. Oppure acquistare il pullover di cachemire al mercatino e non in centro (a proposito chissà dove li trovano tutti questi mercatini che vendono roba di cachemire, boh). O ancora rifiutarsi di promuovere il proprio ennesimo inutilissimo libro da Fabio Fazio e Daria Bignardi. Ma DAlema ha messo fine a questo mondo. Dora in avanti «lo scatto dorgoglio» consisterà nel mandare «a farsi fottere» chiunque abbia unidea diversa, osi sostenerla in pubblico e abbia perfino argomenti inoppugnabili a suffragio. La reazione infuriata, con la scusa di non subire le forzature della destra, è stata subito sdoganata da Repubblica, felice di salutare per sempre le «abituali moscerie», le «narcotiche prevedibilità», il «malinteso fair-play». Quando ce vo, ce vo è la nuova linea di Largo Fochetti.
Che sia toccato proprio a DAlema traghettare nellera cafonal la sinistra del XXI secolo è un fatto che lascia davvero sorpresi. Certo, in gioventù aveva lanciato una molotov, ma in fondo erano gli anni caldi. Di recente aveva fatto di tutto per cambiare immagine. Le scarpe, ad esempio. Fatte a mano in Calabria, qualcuno dice al costo di mille euro (lui ha smentito con intervista a Repubblica: «Intorno ai cento»). La barca, ad esempio. LIkarus II, 18 metri (ancora da Repubblica: «La mia quota è di 230mila euro, lho comprata insieme a due amici, è una bella barca, perché la passione della vela indigna?»).
Insomma: lo stile e la cultura. Tutto andato «a farsi fottere».
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