E l’Eni torna protagonista come ai tempi di Mattei

Ora il Financial Times elogia Silvio Berlusconi per la sua diplomazia economica internazionale, che è riuscita a dar vita a risultati di grande interesse per le imprese italiane, nel campo energetico, in quello meccanico e nelle grandi opere, nell'area che va dalla Russia, al Caspio, al Medio Oriente e al Mediterraneo. Il quotidiano si sofferma soprattutto sul successo ottenuto con la Libia e con l'accordo fra Eni e Gazprom per il gasdotto South Stream che porterà il gas russo in Europa, passando per il Mar Nero nelle acque territoriale della Turchia. È in effetti un'opera colossale che rifornirà l'Europa dell'Est e accrescerà la diversificazione delle fonti energetiche dell'Italia. Con una eccessiva semplificazione il Financial Times dice che l'Italia riuscirà ad assicurarsi il rifornimento di petrolio e gas per il 30% dalla Russia, per il 28 % dalla Libia e per il 30% dall'Algeria. In realtà l'Eni ricava petrolio e gas anche in Italia, Egitto, Nigeria, Congo, Angola, Venezuela e nel golfo del Messico e ora, con la guida di Paolo Scaroni ha ottenuto anche un enorme giacimento in Irak e ne sta attivando un altro altrettanto imponente nel Kazakistan. Questo quadro fa vedere che la politica economica estera che Berlusconi sta svolgendo è nel solco di quella di Enrico Mattei e dei manager dell'Eni che ne hanno proseguito l'indirizzo. Fu infatti Mattei che siglò negli anni 50 accordi petroliferi innovativi con Egitto, Libia, Marocco, Iran e con la Russia allora sovietica. Mattei morì in uno strano incidente aereo, mentre progettava l'accordo per il gas algerino, che fu poi siglato nel 1981. Lanciando Paolo Scaroni alla guida dell'Eni, Silvio Berlusconi lo ha riportato al dinamismo economico internazionale dell'epoca di Mattei. L'intervallo del governo Prodi non ha impedito a Scaroni di proseguire in quella politica, districandosi fra i grovigli e i complessi di politica estera della accozzaglia di partiti di quella coalizione. Berlusconi, appena tornato premier, ha rilanciato questa politica, con la Russia, con la Libia, con gli altri Paesi africani e mediorientali. Ha avuto però cura di svolgere nel contempo una politica di amicizia con la Germania guidata da Angela Merkel con un governo di coalizione che ha stretti rapporti economici con la Russia di Putin e, in particolare, con Gazprom, in cui ha un'alta carica l'ex premier Schroeder, in modo da evitare una rivalità fra i due Paesi dell'eurozona verso Mosca che avrebbe nuociuto a questa triangolazione. E altrettanto ha fatto, affiancando la politica estera degli Usa in Irak, in Afghanistan, per le basi Nato in Italia e per la lotta contro il terrorismo internazionale. Ciò in modo da evitare che gli americani potessero irritarsi con noi, per operazioni come il gasdotto South Stream rivale del gasdotto Nabucco, ove le compagnie petrolifere Usa hanno la maggioranza. Anche l’accordo con Gheddafi, facilitato dal fatto che l'Eni, nel solco della tradizione di Mattei, era l'unica compagnia occidentale importante in Libia durante l'embargo, è stato fatto da Berlusconi dopo che gli Usa hanno cancellato la Libia dai Paesi terroristici. Le critiche della sinistra, per la sua partecipazione alla cerimonia di Tripoli, dove hanno volato le Frecce tricolori, sono state un episodio molto meschino, dati i risultati ottenuti in Libia per tutti i nostri operatori economici. Dal canto suo l'Eni di Scaroni ha finanziato una cattedra Mattei di studi medio orientali e africani presso il prestigioso Foreign Relation Center che ha sede a New York e Washington e progetta centrali nucleari nel Nord'Africa con tecnologia statunitense, controbilanciando così l'Enel che usa tecnologia francese.

Anche qui una triangolazione fra gli Usa e la politica economica nell'area che ho denominato Gerica (Germania, Europa dell'Est, Italia, Caspio-Africa settentrionale). Dunque, il Financial Times è un po' riduttivo nel definire tutto ciò «politica del cucù che dà frutti». C'è anche questo, ma c'è molto di più, un grande disegno economico e geopolitico di sviluppo economico e di pace.

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