nostro inviato a Catania
In una manciata di secondi è passato dalle lacrime per il collega ucciso alla collera, cieca, per quel che aveva combinato il figlio, arrestato mentre prendeva a sassate i colleghi di papà. È il dramma nel dramma di quel venerdì maledetto allo stadio di Catania. Un ispettore della Questura e il primogenito ultrà si sono ritrovati, faccia a faccia, negli uffici del Reparto mobile dove fino a qualche ora prima circolava Filippo Raciti e dove il giovane teppista Paolo era stato nel frattempo scaricato da una volante ammaccata dalle pietre. Lincontro sè interrotto sulla porta, con lintervento di tre agenti lesti a separare il padre dal figlio, a smorzare le urla del genitore allindirizzo di chi, fino a poco prima, per evidenti motivi era stato restio a fornire le proprie generalità per linterrogatorio.
Il telefonino ha trillato quando lispettore piangeva in ospedale la scomparsa del collega affiancato fino a qualche ora prima nei burrascosi servizi dordine pubblico. Ha risposto al cellulare, pensava a un poliziotto che chiedeva notizie, a un amico che gli esprimeva solidarietà. Sè dovuto sedere su una sedia, trattenere il respiro, mordersi la lingua. La frase non la dimenticherà più: «Collega scusa, ma qui abbiamo un elenco di persone fermate durante gli scontri. Ci sarebbe anche tuo figlio Paolo. Se puoi venire
». La frase gli rimbomba nelle orecchie. Il colpo è fortissimo. «Mio figlio? No, non è possibile. Controlla meglio collega, per favore controlla bene
». Lelenco dei fermati, nome per nome, viene scandito di nuovo da chi sta al di là del filo: «Allora collega, scusa, abbiamo Salvatore Paolo Dimaiuta e Giuseppe Bascetta, poi Salvatore, Alfio (
), dopo cè un certo Andrea Nicosia e dunque Paolo (
), tuo figlio?». Lispettore non risponde, chiude la comunicazione, vola in strada, scappa, corre dove tutti i teppisti fermati sono rinchiusi. Fra loro (29 in tutto) ci sono anche i figli di due medici catanesi. «È drammatico constatare - conferma il procuratore - che, fra gli arrestati, ci siano persone che dovrebbero venire da un ambiente sano».
Lispettore è fuori di sé, trema. Spera in unomonimia, in un abbaglio. No, non è così. Alla conferma la rabbia gli cresce dentro fino a esplodere. Il solo pensiero che il figlio prediletto possa esser andato allo stadio a combattere contro di lui e contro il povero Filippo, gli fa perdere la testa.
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