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E con Luis Fabiano diventa «fabulosa» la rimonta del Brasile

Caro Amauri, come va?
«Benissimo. Sono in vacanza a Jesolo con la famiglia, tra qualche giorno riprendo a lavorare e da Torino mi arrivano belle notizie».
A cosa si riferisce?
«Al mercato della Juve. Si vede che la società ha voglia di fare bene e di preparare il salto di qualità richiesto anche dai tifosi. La squadra è quasi pronta: l’anno scorso ha avuto un periodo sì e uno no, ha chiuso col secondo posto. Sono arrivati Fabio Cannavaro, un maestro di esperienza e Diego, il miglior talento in circolazione. Altri due elementi si aggiungeranno: c’è da essere soddisfatti e immaginare una grandissima stagione».
Piano con gli entusiasmi: ma cosa dicono in Brasile di questo Diego?
«Ne parlano in termini entusiastici, sia come calciatore che come professionista».
Eppure c’è il solito pregiudizio sul conto di Ferrara, un debuttante in panchina...
«Io faccio parlare i fatti. E i fatti dicono che in quelle due settimane, ho visto con i miei occhi Ferrara al lavoro. Gli ho visto curare in modo maniacale i dettagli, tradire una gran voglia di vincere, riuscire a caricare come una molla tutto lo spogliatoio, quelli coinvolti e quelli meno. Si capisce che ha avuto una grande scuola, Lippi».
Scudetto chiuso dall’Inter, e Champions invece?
«La Juve deve guardare a tutti e due gli obiettivi. Non so dove potremo fare strada. Una cosa però devo dirla: ho una voglia matta di alzare una coppa».
La partenza di Kakà, quella possibile di Ibra o Maicon: caro Amauri, avverte il declino del calcio italiano?
«Il mercato è lungo, vediamo come finisce, non lasciamoci influenzare da come è partito. L’arrivo di Diego è in controtendenza rispetto alla tesi del declino. Io continuo a pensare che sia molto complicato giocare in Italia. Non ci sono più le bandiere ma non è di questo che discutiamo».
Le cronache della Confederation Cup riferiscono di un Fabio Cannavaro «bollito»: condivide?
«Le Nazionali vanno giudicate in assoluto e anche nel periodo. Pensate all’Italia: brillante nel 2006, con le gomme sgonfie nel 2009, al contrario del Brasile. Ma questo non può spingere nessuno a coltivare dubbi sul capitano dell’Italia. Come dite voi italiani? Vi piace parlar male di Garibaldi, perciò criticate Cannavaro».
Se restassero Ibra e Maicon, che Inter sarà?
«Sulla carta la più forte di tutti per organico. Poi cominceremo a giocare e ci misureremo sul campo. Che è cosa molto diversa».
Senza Kakà, che Milan sarà?
«Sarà dura, sicuro. Perchè è partito un grandissimo campione oltre che un fuoriclasse. Ma quell’ambiente ha la capacità di reagire. Io me lo ricordo quel che accadde dopo la partenza di Shevchenko».
E Leonardo in panchina che effetto le fa?
«Io lo ammiro, è stato da ragazzo, il mio idolo calcistico a San Paolo. Perciò sono convinto che farà bene anche da allenatore: è una persona speciale e di solito chi ha queste qualità e sa di calcio, non può che far bene».
Pato successore di Kakà: non è troppo?
«Tutt’altro. Io penso il contrario e cioè che possa anche riuscire a superarlo perchè non ho mai visto nessuno in giro, a 19 anni, fare le cose che fa Pato e i gol realizzati nel calcio italiano ne sono una prova».
Ha letto il chiarimento di Cannavaro a proposito del gradimento azzurro su Amauri?
«Certo e mi ha fatto molto piacere, inutile nasconderlo. Incassare il benvenuto del capitano dell’Italia a nome di tutti i suoi compagni, è un evento che mi riempie di orgoglio. D’altro canto avevo già sentito al telefono molti di loro».
Che c’è ora tra Amauri e l’Italia?
«C’è che a settembre, finalmente, arriverà il certificato di cittadinanza italiana e a quel punto potremo parlarne in modo completo.

Io vivo quella data come un grande traguardo».

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