Politica

E' l'unico che difende la laicità

Caro Vittorio,
sulle tue considerazioni a proposito del «compagno Fini» dissento fortemente, ritenendo Gianfranco, specie nella versione laica, niente affatto un avversario, bensì irrinunciabile valore aggiunto, che arricchisce il dibattito interno al Pdl.
Tanto per non essere frainteso, è bene che ti ribadisca che non sono affatto un ex missino, ma un ex socialista, provenendo, inoltre, dall’antifascismo militante di una famiglia di origine ebraica, atea ed anarchica, che pagò la sua alterità, con le atrocità patite dall’infame e sadica banda Koch, al cui interno militarono come torturatori - va ricordato con dispiacere - anche sacerdoti cattolici.
Aggiungo, a riprova della mia buona fede, la mia antica, radicata, incoercibile amicizia con Silvio Berlusconi.
Fini s’è reso conto che l’area laico-liberale è rimasta, di fatto, priva di visibilità e orfana di nitida identità politico-culturale. Ed egli, terza carica dello Stato, sia pure in forme, talora, irrituali, sta cercando di coprire quel vuoto, facendosi carico di quanti - e non sono pochi, benché troppo spesso silenti, nella nostra area - rispettano la libertà di Santa Romana Ecclesia, ma non ritengono di dover abbozzare, quando il Vaticano esonda, invade, condiziona, per non dire che ricatta Esecutivo e Legislativo sul testamento biologico o sulla pillola abortiva.
Il presidente della Camera, dunque, non dimentica l’archetipo irrinunciabile di Porta Pia e fa quadrato, secondo me, encomiabilmente, davanti alla laicità dello Stato.
Tutti noi abbiamo sotto gli occhi l’orrore dei fondamentalismi religiosi: dalla madre israelita ultra-ortodossa che fa morire proditoriamente il figlio in nome di dogmi pazzeschi, sino ai criminali babbi islamici, che sgozzano volentieri le figlie occidentalizzanti ed eretiche, seppellendole, poi, con la testa rivolta verso la Mecca, per essere in qualche modo riabilitate e perdonate da Allah.
Non pronuncio motto sulle troppe dissimulazioni disoneste dei clericali, riguardo alla fogna a cielo aperto delle pratiche pedofile ed ebofile del clero cattolico.
Siffatti esempi, tuttavia, non debbono servire a sprofondare Mosè, Maometto o San Paolo, testimoni incolpevoli di fedi talvolta degenerate, configurando, invece, le prove provate della necessità dello Stato laico, sempre e comunque, usbergo indispensabile contro i fondamentalismi psico-teologici.
Forza Gianfranco, perciò, e a nulla vale anche la discussa e faziosa presunta improbabilità di un fascista divenuto antifascista totale, chissà per quali interessate motivazioni.
Fini non ne trae, in realtà, vantaggio alcuno, anzi.
Si può cambiare idea e uno degli emblemi della più imprevedibile e disinteressata palinodìa fu proprio un uomo di Salò fucilato dai partigiani.
Si chiamava Nicola Bombacci, rivoluzionario forlivese, già fondatore del Partito comunista d’Italia, convertito al mussolinismo e suggeritore degli elementi socialistici della Repubblica di Salò, ricavandone come unico vantaggio, quello di finire appeso a testa in giù, a piazzale Loreto, insieme a Benito e Claretta.


Stimato Direttore, se c’è qualcosa che non quadra, non è Gianfranco, che, in ogni caso, esterna apertamente e lealmente le sue posizioni, ma certi clan di An, apparentemente amici di Berlusconi, i quali, approfittando della insostenibile leggerezza di Forza Italia - Verdini e Bondi ne sanno qualcosa o sono distratti? -, sono riusciti a trasformare la proporzione 70/30 in 100 per 100 a loro vantaggio in varie zone d’Italia, dove la dirigenza del Pdl è già tutta nelle mani degli ex missini.
*deputato del Pdl

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