da Milano
Dopo poco più di un anno a Palazzo Chigi Romano Prodi è riuscito a far gettare alle ortiche il tradizionale principio della fedeltà di partito. Un sondaggio effettuato da Ipsos per il Sole24Ore rivela che tra i lavoratori dipendenti di aziende private e quelli di aziende pubbliche di secondo livello, il premier non piace più. Non solo: nel giro di quindici mesi anche chi ha votato Unione sè ricreduto e ora, qualora si riandasse alle urne, voterebbe Casa delle libertà. Se a marzo 2006 il 29 per cento dichiarava di aver fiducia nel Polo, ora sè passati al 48 per cento. Un voltafaccia al centrosinistra di proporzioni eccezionali. Soltanto tre dipendenti privati su dieci sarebbero disposti a votare per uno dei partiti dellattuale maggioranza. Il campione preso in esame riguarda soprattutto operai e impiegati e i dati dimostrano che anche le «tute blu» hanno capito che questo esecutivo non giova né al Paese, né alla categoria. Un campanello dallarme di non poco conto suonato da uno strato sociale che, per tradizione, ai seggi sceglie Fassino e compagni.
Anche lanalisi di Ipsos dimostra che lUnione crolla nel proprio fortino. Nelle intenzioni di voto dei lavoratori se nel 2006 la sinistra poteva contare nel sul 59 per cento dei consensi, adesso sè passati al 41 per cento. Il Polo, viceversa, è passato dal 20 per cento al 36. Per Prodi, perdite anche al nord (dal 39 al 30 per cento) e al sud (dal 38 al 26 per cento).
La percezione dei possibili scenari futuri è chiarissima: per ben il 74 per cento degli intervistati se si votasse domani a Palazzo Chigi tornerebbe Berlusconi.
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