E il Palazzo sprecone e vorace si limita a rimandare l’austerity

I priviliegi pensionistici dei politici saranno ridotti solo dalla prossima legislatura

E il Palazzo sprecone e vorace si limita a rimandare l’austerity

Sprecopoli: un viaggio nell’universo di dilapidazione del denaro pubblico che caratterizza l’Italia. Non sono mancati - tutt’altro - negli ultimi anni ottimi saggi di politici o di giornalisti, dedicati a questo tema. Lo abbiamo a nostra volta affrontato con un obiettivo: quello di dare a questa materia, che offre quotidianamente una pittoresca e divertente casistica, un impianto sistematico. Il nostro sforzo è stato quello di individuare gli sprechi nelle maggiori istituzioni nazionali e locali, ma anche di ricercare e se possibile spiegare le connessioni perverse, gli appetiti corporativi, gli egoismi burocratici, le inerzie di chi dovrebbe controllare, le astuzie di chi è controllato che, sommandosi, portano alla grande abbuffata in danno del cittadino comune.

Questa ricerca ha acquisito particolare attualità per i segni di consapevolezza e a volte di resipiscenza che, dopo decenni di totale impunità, la dirigenza del Paese comincia a dimostrare: e che hanno avuto manifestazione in alcuni provvedimenti deliberati di recente. Tra essi l’abolizione della scandalosissima norma che garantiva ai parlamentari una pensione di 3.100 euro mensili (allo scadere dei 65 anni) dopo mezza legislatura, e la riduzione a 12 dei ministeri «con portafoglio». Peccato che sia per le pensioni sia per i ministeri il deliberato taglio si riferisca a una futura legislatura e a un futuro esecutivo (Nel Lazio: due miliardi per le Iri regionali. In Campania: le tartarughe salvate da Bagnoli).

Su questi propositi virtuosi è dunque lecito ogni dubbio. Tutto serve per inceppare gli ingranaggi dell’austerità, anche perché i tagli sono di solito o proiettati in un avvenire incerto, o addebitati ad altri, non a chi li propone. Questo in ossequio al costume italiano che contempla e osanna tutti i sacrifici, tranne i propri. Tra le conclusioni del libro ve n’è una che più d’ogni altra scoraggia. Gli elettori, nonostante l’attuale legge elettorale nella quale il voto di preferenza non esiste più, sono pur sempre gli arbitri delle sorti d’ogni politico. Eppure sembrano pronti a premiare alle urne i primatisti dello scialo e a punire i volonterosi della lesina. Non è che questa sia un’assoluta novità, si è sempre saputo che ai governi conviene fare le cose serie all’inizio della legislatura, perdendo consensi, e le cose poco serie nell’imminenza delle elezioni.

Ma in Italia si esagera. O piuttosto, avendo la Repubblica vissuto in un’eterna atmosfera preelettorale, Sprecopoli ha sempre la meglio su Risparmiopoli.

Non c’è proprio niente da fare per correggere l’andazzo? La via maestra pensiamo sia quella di affamare la Bestia dello Spreco, ridurre le risorse che i cittadini, con il proprio lavoro e le proprie imposte, elargiscono allo Stato predatore e sprecone.
La speranza, lo sappiamo, è l’ultima a morire. Tutto sta a vedere chi, tra la speranza e lo scialo, morirà prima.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica