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E pure le ragazze del volley vogliono l’Europa

Chiuso il ciclo Cacciatori-Piccinini, hanno vinto il girone e domani sfidano l’Azerbaigian in semifinale

Francesco Rizzo

I ben informati giurano che le ragazze della nazionale femminile di volley si siano presentate a Pola, sede del loro girone degli Europei, parlando tutte dello stesso film. Non una storia romantica, però, né una commedia ma il «film» della finale di un altro Europeo, quello che i colleghi uomini hanno vinto a Roma dopo aver rimontato un set alla Russia. L’impresa di Gian Paolo Montali e dei suoi, il carattere dimostrato per trascinare la partita al quinto set, sono diventati gli argomenti di conversazione più gettonati fra le azzurre. Con l’aggiunta di quattro parole: ci proviamo anche noi?
Ci hanno provato e se la stanno cavando bene: ieri hanno battuto anche la Russia (3-2), hanno finito prime nel girone e domani a Zagabria disputeranno la semifinale contro l’Azerbaigian, la sesta della nostra storia in una manifestazione che ci ha visto seconde nel 2001 dietro la Russia, ma che non abbiamo mai conquistato. Le azzurre, però, difendono il titolo di campionesse del mondo, Berlino 2002, 3-2 agli Usa: la prima volta sul podio iridato regalò al volley rosa la medaglia più preziosa e una vetrina fra rotocalchi e tv.
Ma l’Italdonne attuale è un’evoluzione rispetto a quel trionfo, passata anche attraverso la delusione dei pessimi Europei 2003 e dei Giochi di Atene. Se il ct è infatti lo stesso, Marco Bonitta, sono solo cinque le ragazze «mondiali» nel 2002 che oggi puntano alla finale di domenica e, curiosamente, una per ruolo. La palleggiatrice Lo Bianco, forse la sola atleta italiana che possa vantare una tifosa personale in Giappone e il libero Cardullo, 162 centimetri di talento difensivo; il martello Rinieri, anzi, Rinieri-Dennis, avendo sposato il collega cubano che gioca a Macerata e la centrale Anzanello, per finire con l’opposto Togut, 30 punti nella finale di Berlino pagati alla fortuna con tanti guai fisici.
Le altre? La Gioli rappresenta, da sola, le campionesse d'Italia di Perugia mentre Bergamo ha tre atlete, fra cui Serena Ortolani, 18enne faentina che frequenta il liceo artistico ed è un frutto prezioso del Club Italia, la nave-scuola federale che forma le giocatrici più promettenti. A Bergamo è tornata, invece, Francesca Piccinini, bocciatura eccellente per una delle giocatrici-simbolo anche del binomio «belle&brave», etichetta spesso appiccicata all’Italdonne. Ma non è sola a guardare gli Europei da casa: fra i nomi celebri le fa compagnia l'ex-capitana Leggeri, che si è presa una pausa, mentre la Cacciatori, in azzurro, è ormai un amarcord. La regista toscana si riproporrà quest’anno in A1 con il neopromosso Arzano, da cui invece proviene una delle azzurre meno note, Elisa Cella. Che nel 2002, mentre l’Italia vinceva il Mondiale, emergeva dall’A2 con Forlì.

I volti cambiano ma il volley italiano, con le ragazze come con gli uomini, vuole continuare a vincere.

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