E Romani avverte: "Rischio multa Ue sulle frequenze tv"

L'ex ministro scettico sull'asta con offerta: "Andrebbe deserta. Meglio dare impulso agli investimenti che far cassa"

E Romani avverte: "Rischio multa Ue sulle frequenze tv"

Onorevole Romani la Lega ha annunciato di essere pronta a votare col Pd per l’asta delle fre­quenze, l’Idv fa pressing,c’è chi raccoglie firme, che ne pensa?
«Ognuno risponde delle proprie dichiarazioni. Io ritengo solo che annullare e ripartire da zero su un percorso amministrativo ormai in dirittura di arrivo rischia solo di ria­prire una procedura d’infrazione con l’Ue, creare incertezza nel set­tore, esporre l’Italia al rischio di azioni risarcitorie dagli attuali par­tecipanti e soprattutto mettere a ri­schio gli investimenti che gli opera­tori possono programmare su quel­e risorse frequenziali».

Il ministro Passera vuole «ap­profondire » il tema, che cosa può accadere?
«Mi sembra giusto che il mini­stro intenda approfondire un tema semplice anche se frutto di una sto­ria complessa. Il beauty contest è il passo finale per chiudere una pro­cedura d’infrazione europea per la presunta “chiusura“del sistema tv italiano. Ne derivava la necessità di recuperare frequenze assegnate per poter dare la possibilità a nuovi entranti di accedere al mercato. Un’asta avrebbe favorito chi è già presente da anni sul mercato, se non addirittura precluso la pos­s­ibilitàdiacces­so a nuovi sog­getti. Passera sa­prà sicuramen­te valutare qual è il sistema più corretto per in­c­entivare gli in­vestimenti pri­v­ati per le carat­teristiche di un settore che si artico­la in due mercati totalmente diffe­renti, Tlc e Tv, per dimensione eco­nomica, modelli di business e tem­pi di rientro degli investimenti. È questo il tema: dare impulso al­l’economia e non far cassa».

Un’asta pubblica è davvero l’unica soluzione per recupera­re alt­ro denaro prezioso in que­sto momento per le casse dello Stato?
«Sento parlare di cifre sproposi­tate, di valori di miliardi a vanvera, con una strumentale e tendenzio­sa confusione tra il valore dell’inte­ro parco fre­quenze tv in Uhf (40 canali dal 21 al 60), valutato com­plessivamen­te 16 miliardi (troppi, co­munque, e di molto, rispet­to ai valori di mercato, con­siderando in 400 milioni il valore di un canale tv sulla base di stime di non meglio identificati esperti che hanno att­ri­buito un valore di 50 milioni a ogni singolo Mhz). Per fortuna in que­ste ore qualche politico anche del­­l’ex opposizione e qualche com­me­ntatore più attento ridimensio­na a circa un miliardo il potenziale ricavato di un’asta televisiva a offer­ta economica. Ma si tratta comun­que di un valore sbagliato perché calcolato sugli esiti dell’altra gara sulla banda 800 conclusa da poco. Sono settori e mercati completa­mente differenti e non confrontabi­li per dimensioni e ricavi, ma so­prattutto non si tiene conto che per fare tv in chiaro bisogna riempire i canali di contenuti adeguati, che costa produrre o acquistare, per at­trarre audience e quindi pubblici­tà. Il governo Monti ha già rintrac­ciato risorse in alcuni interventi, che saranno tema di discussione in Parlamento, ma possono esser­ne individuate altre più remunera­tive e soprattutto più certe di una gara che ha tutti i presupposti per andar deserta, come evidenziato dalla scarsa partecipazione al be­auty contest».

Quali alternative suggerisce?
«Credo sia possibile intensifica­re gli interventi sull’evasione fisca­le per non ricreare quel meccani­smo che chi ha sempre pagato, con­tinui a pagare e sempre di più. In questa manovra ve ne sono alcuni, ma l’orientamento maggiore è ver­so l’inasprimento di sanzioni an­che su piccole evasioni. Mi piace­rebbe invece che ci si concentrasse sui grandi patrimoni nascosti, ap­plicando anche qui un sistema ana­logo a quello concordato da Fran­cia e Germania sui capitali in Sviz­zera ».

Siamo davvero in una sorta di Far West, parlando di frequen­ze?
«Lo eravamo. Ma col passaggio al digitale abbiamo messo in atto una riorganizzazione dell’intero spettro frequenziale.

È grazie a que­s­to lavoro che abbiamo potuto met­tere all’asta le frequenze Tlc che hanno portato nelle casse dello Sta­to 3,9 miliardi contro i 2,4 previsti, ma soprattutto abbiamo attivato gli investimenti privati per la co­struzione delle reti: cantieri, occu­pazione e nuovi servizi ai cittadini e all’imprese. Questo serve per far ripartire l’economia».

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