E Sarkozy dà il colpo di grazia al tabù del riposo domenicale

Parigi in questi giorni non canta sulle note di una vecchia canzone di Juliette Gréco: «Odio la domenica». Sono in molti, infatti, a difendere il giorno di riposo. L’idea del presidente della République, Nicolas Sarkozy, di aprire i negozi anche il week-end ha creato in Francia un dibattito feroce. I deputati dell’Assemblée voteranno domani il disegno di legge sostenuto dall’Ump, partito di maggioranza. Se il testo fosse accolto, passerà poi al Senato.
Le polemiche nel Paese non si sono affievolite con l’arrivo della proposta in Parlamento. Contro Sarkò che vuole abolire le domeniche ci sono i cattolici ma anche la Francia laica dei sindacati, del centro sinistra, i piccoli commercianti. C’è la Chiesa francese, che chiede che il giorno del Signore sia rispettato. La Conferenza dei vescovi ha pubblicato un testo a riguardo: «La Chiesa desidera che i cristiani possano celebrare ogni domenica la resurrezione del Signore», è scritto. Tra le voci più critiche, quella dell’arcivescovo di Strasburgo, Jean-Pierre Grallet: «Secondo l’antica saggezza biblica, esiste un tempo per il lavoro e un tempo per il riposo», ha dichiarato.
Contro Sarko, che ricorda come in molti Paesi europei, Italia compresa, i negozi delle grandi città siano aperti la domenica, c’è poi chi teme per l’incolumità della tradizione: addio ai lunghi pranzi di famiglia; alle biciclettate in campagna; al cinema della domenica pomeriggio; alle passeggiate nei parchi; alla lettura dei giornali seduti al tavolino di un bistrot. C’è anche chi vuole salvare la domenica perché simbolo di un’identità, come spiega al Giornale Ivan Rioufol, editorialista del Figaro. «In Francia e in Europa stiamo assistendo a una rivoluzione conservatrice: ci si attacca a simboli sempre più messi in discussione. Per molti, la domenica è un giorno cattolico anche se non si va a messa. Si tratta di rispetto per un simbolo culturale e del rifiuto di un consumismo isterico». Si oppongono al disegno di legge anche le associazioni dei lavoratori e dei commercianti. Bernard Thibault, capo della Cgt, il più grande sindacato nazionale, ha detto: «In Francia, Paese a tradizione cristiana, il diritto al riposo è la domenica».
Gli americani di BusinessWeek si stupiscono: il sito del giornale economico si chiede come sia possibile che, in tempi di crisi, con una disoccupazione all’8,9 per cento e destinata a crescere, il 55 per cento dei francesi (secondo un sondaggio di Libération) possa essere contrario al lavoro domenicale e allo slogan presidenziale: «Più lavoro e più guadagno». Nel disegno di legge, le domeniche lavorative saranno estese soltanto a specifiche aree geografiche: circa 500 zone turistiche e i grandi centri urbani. Oggi, soltanto alcuni grandi magazzini a Parigi e qualche centro commerciale in provincia lavorano tutta la settimana. Ma non è sufficiente per Sarkozy, che ha fatto delle aperture domenicali una battaglia personale. A giugno, quando Barack Obama è stato in visita in Francia, il suo ospite ha detto di essersi sentito imbarazzato: il presidente fu costretto a chiedere un’apertura straordinaria delle boutique del centro per consentire alla moglie del collega americano di fare shopping.
Per la maggioranza al governo, la mossa darebbe una spinta all’economia e al turismo. Non è vero, rispondono dalla Federazione del Commercio e Servizi legata della Cgt: «Non aumenterebbero i visitatori.

Con i negozi chiusi la domenica rimarremmo comunque la maggior destinazione turistica - spiega al Giornale Sandra Buaillon, segretario federale - e non ci sarebbe una crescita del giro di affari: gli acquisti infatti si stenderebbero durante l’intera settimana».

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