ll confine tra allenatore e genitore

Le incomprensioni e i momenti difficili tra coach e atleta ci possono essere. Ma gli allenatori passano, i genitori no

ll confine tra allenatore e genitore
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“Non so più cosa dirti”. Il rapporto tra padri e figli è una cosa complicata, soprattutto quando arriva un punto della vita in cui devi imparare a lasciarli volare. Ma se questa frase la dice un allenatore il discorso è un altro: forse è arrivato il momento di guardarsi negli occhi e decidere di cambiare. È successo di recente, per dire, a uno come Daniil Medvedev, tennista che con il suo coach Gilles Cervara ha vissuto grandi trionfi ma pure momenti di irrealtà, con screzi live vissuti in diretta sul campo. Solo che, appunto, negli ultimi tempi il russo è finito in un vicolo cieco della carriera e Cervara aveva appunto quella faccia lì, di uno che non sapeva più cosa dire.

Ed è per questo, seppur con grande stima e tristezza, che le loro strade si sono divise. Questa storia ricorda da vicino quel che è successo a Tokio sabato, quando Larissa Iapichino non ha superato le qualificazioni del lungo ai Mondiali di atletica mancando una misura che per lei è una formalità. Il padre Gianni in tribuna era furibondo, Larissa sotto choc, e lui - invece di aiutarla - le ha buttato addosso quel “non so più cosa dirti” che è stata la mazzata finale. Capita, soprattutto quando da genitori si ama così tanto da spaventarsi di non saper rimediare alle difficoltà dei figli.



Solo che Gianni, di Larissa, è anche il tecnico, e allora la cosa prende un’altra piega, che rischia di rovinare tutto: l’esempio di Gimbo Tamberi, che non ha più rapporti con il suo ex coach, suo padre Marco, risuona sinistro. Insomma, cari Larissa e Gianni: gli allenatori passano, i genitori no. Pensateci bene.

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