Nel recente dibattito sui problemi energetici del nostro Paese ed in particolare sul pro e contro in merito alla ripresa dell'opzione nucleare si sono assunte posizioni a livello mass-mediatico e politico - alcune alquanto discutibili - e levate voci che richiamano ad una maggiore attenzione e responsabilizzazione la comunità scientifica in generale e quella dei fisici in particolare.
Tra le prime cogliamo principalmente i pronunciamenti in favore di una ripresa del discorso sull'energia nucleare di membri autorevoli dell'attuale governo (recentissime le dichiarazioni del ministro Scajola in sede Enea) e soprattutto del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nonché, all'opposto, le ormai reiterate dichiarazioni del professor Romano Prodi, candidato dell'opposizione alla futura guida del governo, per un generico programma energetico tutto «sole e risparmio» e niente nucleare. A questo riguardo bisogna onestamente riconoscere che, mentre nell'ambito dell'attuale maggioranza politica, pur con diverse sfumature, è esplicita l'indicazione per una strategia energetica che non escluda ma semmai riconsideri seriamente la ripresa, anche in chiave di piú corrette collaborazioni europee, del nucleare, da parte delle forze politiche del centrosinistra, invece, se si escludono le stucchevoli posizioni ideologiche e di sorda chiusura dell'arcipelago rosso-verde, non ci pare che ci siano voci o espressioni di intenti chiare e responsabili nel versante più qualificato del riformismo (social) democratico.
Tra le seconde mi preme considerare la evidente, accorata provocazione di Franco Battaglia; nel pregevole articolo «La luce spenta di Prodi» (Il Giornale del 26 novembre) si rivolge alla «esorbitante maggioranza (dei fisici) che tace» e, citando le posizioni a suo tempo espresse (ma ancora oggi) dall'American Physical Society, si chiede conto del silenzio delle analoghe istituzioni italiane. Vorrei qui rassicurare l'amico Battaglia, che del resto conosce appieno le «battaglie» condotte insieme da anni ormai, avendo fondato con me e Umberto Tirelli il movimento Galileo 2001 per la libertà e la dignità della Scienza, divenuta Associazione con la partecipazione di fisici come Tullio Regge e Carlo Bernardini (oltre che Umberto Veronesi, Luciano Caglioti, Tommaso Scarascia Mugnozza, Giorgio Salvini e molti altri fisici, chimici, medici, ingegneri, radioprotezionisti, biologi). Battaglia è un po' severo se lascia solo a me (ma spero altri lo faranno) il compito di ricordare non solo le posizioni di Galileo 2001, che tra l'altro ha tenuto nel marzo di quest'anno un Convegno dedicato proprio all'energia nucleare (Le scelte disinformate), ma anche quelle dell'Associazione Italiana Nucleare, che ho anche l'onore di presiedere e che ha non solo difeso, ovviamente, le competenze energetico-nucleari tuttora presenti nel nostro Paese, ma esplicitato proposte per la ripresa nucleare da fissione in una strategia di mix energetico ottimale, a cominciare da una rivalutazione in tal senso dei compiti dell'Enea.
Né va dimenticato che nel novero della proposizione espressa a livello mondiale da istituzioni come la Royal Society inglese, la Società Francese di Fisica e soprattutto la Società Europea di Fisica (di cui la Società Italiana di Fisica, Sif, fa parte), la comunità dei fisici italiani non è mai stata assente. Basti ricordare, oltre a varie occasioni congressuali, il Convegno di Roma del 1987 su Energia, Sviluppo, Ambiente, organizzato dalla Sif (sotto la mia presidenza) giusto un mese prima della famigerata Conferenza Nazionale dell'Energia indetta dall'allora governo Craxi. I fisici furono allora in prima linea seguiti dalla grandissima maggioranza delle comunità tecnico-scientifiche italiane non solo a difendere l'energia nucleare, ma anche e soprattutto a richiedere una politica energetica degna di un Paese civile e non subordinato a calcoli elettoralistici più o meno legati alla voluta disinformazione dell'opinione pubblica. Il che, del resto - e questo è il punto - avviene ancora non tanto per la fatale (dopo più di vent'anni di disastro informativo a seguito del disastro di Cernobyl) frustrazione di molti «addetti ai lavori» o di parte della comunità scientifica italiana, che può far pensare ad una deprecabile deresponsabilizzazione, ma soprattutto per la difficoltà, se non per l'impossibilità, di ascolto dei reiterati richiami che molti di noi, a nome di tale comunità, da più di vent'anni continuiamo a pronunciare.
Non è difficile dire che voci diverse e autorevoli, oltre che di fisici all'interno di istituzioni quali l'Infn, l'Enea e il Cnr e associazioni scientifiche oltre alla Società Italiana di Fisica, si sono levate e si levano a corroborare quanto Battaglia sostiene per una corretta informazione dell'opinione pubblica.
Dal mio punto di vista personale mi sorprende sentire che l'onorevole Prodi, nelle sue funzioni di Presidente della Commissione Europea, si sia avvalso di pareri - a suo dire negativi per l'opzione nucleare - di non meglio specificati «scienziati».
*Presidente Onorario Società
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