Cultura e Spettacoli

E la Tv ricorda l’eroico aviatore

da Roma

«Mi ha molto emozionato prendere parte a questa fiction. Mi piace essere testimone attraverso il mio lavoro. E stavolta ho potuto mettere il mio viso al servizio di una fiction che è anche un testimonianza». Che a Fuga per la libertà sia stato assegnato un valore aggiunto, che va al di là di quello puramente artistico, lo si capisce non solo dal tono insolitamente compreso delle parole di Sergio Castellitto. Ma anche dalla presenza di tutto lo staff Mediaset, presidente Confalonieri in testa, alla sua presentazione stampa. E dalla non casuale coincidenza della messa in onda del film tv, di cui Castellitto è protagonista per la regia di Carlo Carlei (domani in prima serata su Canale 5) con la Giornata della Memoria. «Sono fiero di questa produzione - ha spiegato Fedele Confalonieri - perché si parla spesso della cattiva qualità della tv. Ma Fuga per la libertà dimostra che siamo capaci anche noi di fare qualcosa di buono».
Il film è tratto da una storia vera, quella narrata da un romanzo di Alexander Stille, e racconta il coraggioso scatto d'orgoglio di Massimo Teglio (Castellitto), pilota d'aereo intimo di Italo Balbo, che incaricato di portare con un idrovolante delle medicine a Milano, per salvare la vita ad un generale nazista, e messosi per questo nei guai quando si scopre che è ebreo, riesce a sfuggire all'arresto, assiste impotente alla cattura di amici e familiari, fra cui il rabbino Pacifici, e aiutato infine da don Repetto (Christo Jivkov) e dalla sua catechista Virginia (Anna Valle), s'impegna in prima persona nel salvataggio di altri ebrei. Assume così la direzione della Desalem - Delegazione Assistenti Emigranti Ebrei - e riesce con tale abilità a mettere a segno tanti salvataggi, riuscendo nel contempo a sfuggire alla cattura (i nazisti lo chiamano «la Primula Rossa») da meritarsi una taglia da un milione di lire sulla testa.
«Ho sempre voluto fare un film sulle laceranti contraddizioni dell'Italia durante la Seconda Guerra Mondiale - spiega il regista Carlei -. E volevo farlo in una forma diversa da ciò che si era finora visto sull'argomento. Il risultato è - credo - una fiction diversa da tutte le altre; perché visionaria e iperrealista al punto da consentire agli spettatori d'imbarcarsi su una ideale macchina del tempo, e di provare così in prima persona emozioni e sentimenti dei suoi personaggi». C'è poi lo stupore per la capacità con cui molti ebrei seppero reagire alla persecuzione, «organizzarsi e lottare per la salvezza propria e degli altri». E infine un mix fra i toni del thriller e quelli del noir americano anni Cinquanta, «per mantenere la storia su un ritmo costantemente intenso e travolgente».
«Sono felice di aver girato Fuga per la libertà - commenta il protagonista Castellitto - perché racconta una tragedia che appartiene a tutti noi. L'Olocausto è, infatti, una tragedia globale. Spesso è proprio di questo, che ci dimentichiamo».

Girato in cinque settimane in Bulgaria, e interpretato anche da Marco Giallini e Carlotta Natoli, Fuga per la libertà è basato anche sui ricordi e le testimonianze dirette della figlia di Massimo Teglio, Nicoletta, e del nipote del rabbino Pacifici.

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