Ecco le cinque big sotto la lente della Procura

Non solo Genoa-Roma, alcune indiscrezioni parlano anche del coinvolgimento di Fiorentina, Cagliari e Lecce. Ma finora rischia solo l’Atalanta. Si indaga anche su un membro della procura federale che avrebbe saputo tutto

Ecco le cinque big sotto la lente della Procura

Milano - Come era logicamente prevedibile, Marco Paoloni ci ha ripensato: lui, il portierone del Cremona e del Benevento, tanto forte tra i pali quanto fragile nella vita privata, travolto dal vizio del gioco prima ancora che dalle intercettazioni della polizia, ha deciso di cantare. D’altronde lo stanno facendo tutti i coimputati, la gara ormai non è a chi azzecca la scommessa ma a chi esce per primo di galera. E così anche Paoloni, che ha rifiutato di rispondere al gip Guido Salvini, risponderà al pubblico ministero Roberto Di Martino.

Le sue confessioni creeranno uno sconquasso? É presto per dirlo, lui sostiene di avere bazzicato solo il mondo del calcio minore. Ma è quanto dicono anche gli altri arrestati. Eppure le loro confessioni dei giorni scorsi hanno consentito di aggiungere nomi eccellenti - di giocatori ma anche di club - all’inchiesta sul pallone avvelenato della Procura di Cremona. Di cinque club di serie A e di tre partite truccate ha parlato Marco Pirani, il dentista marchigiano finito in cella come capo della banda. Altri indagati hanno confermato. E sui nomi di questi club arrivano, da fonti investigative, le prime indiscrezioni.
Sono rivelazioni che vanno prese con grande cautela, per il prestigio di alcune delle società coinvolte e anche per le fonti da cui provengono, personaggi del sottobosco calcistico che ne conoscono o ne orecchiano le vicende più oscure, ma lontani dai piani alti del pallone italico. Gli stessi inquirenti evitano di mettere la grancassa a queste accuse: tant’è vero che l’unica società di cui viene ufficialmente fatto il nome è l’Atalanta, la cui posizione processuale si è fatta pesante.

Ma anche gli altri club, comunque la si veda, ormai nell’indagine ci sono. Si tratta di Roma, Fiorentina, Genoa, Cagliari e Lecce. I «pentiti» fanno pochi esempi concreti di partite truccate dalle squadre dell’elenco. Tra questi, ci sarebbe l’incontro tra Genoa e Roma del 20 febbraio scorso, finito con un rocambolesco 4-3: è la partita di cui si era già parlato in occasione delle indiscrezioni (pubblicate dai giornali e fulmineamente smentite dagli inquirenti) sui presunti contatti tra i clan delle scommesse e il capitano giallorosso Daniele De Rossi.

Rombi di tuono in avvicinamento sul calcio italiano, insomma. E, nascosta tra le pieghe dell’indagine, spunta una storiella che la Procura di Cremona sta valutando con attenzione, perché coinvolge un altro organo inquirente: la procura federale della Figc, che - stando ad un rapporto di polizia - da un certo momento in avanti sapeva perfettamente cosa accadeva a Cremona e dintorni. Se ne parla nel rapporto che il 14 maggio la Squadra Mobile di Cremona invia in Procura per riferire le notizie apprese da Sandro Turotti, dirigente della Cremonese, che racconta di essere stato contattato da Massimo Erodiani uno dei capi del clan. Erodiani è inferocito con il portiere Marco Paoloni, che ha fatto perdere un sacco di soldi all’organizzazione, e vuole vendicarsi spifferando il suo nome alla Cremonese. Turotti, d’intesa con la Procura, lo invita a andare con lui in Questura. «Dopo essersi consultato telefonicamente con due sconosciuti interlocutori che in un caso mi potevano apparire come un suo legale ed una seconda volta come un procuratore federale», Erodiani gli spiega che invece si rivolgerà alla procura della sua città (cosa che ovviamente non accadrà mai). Interrogato sul punto, Erodiani ha raccontato che un suo conoscente lo aveva messo in effetti in contatto con un collaboratore della Procura federale («mi mostrò anche il tesserino») il quale invece di aprire una inchiesta lo invitò ad andare semplicemente a soffiare tutto ai vertici della Cremonese. É una storiella su cui la Procura vuole vedere chiaro, anche perchè fa il paio con un altro spunto, proveniente da un intercettazione, dove si parlava di un «contatto» all’ufficio inchieste messo a disposizione di alcuni scommettitori dal rappresentante del sito austraico di scommesse Skysport365.

Nel frattempo, continua la marcia di avvicinamento degli inquirenti al «tesoretto» delle bande di scommettitori finite nella rete dell’inchiesta. Mettere le mani sui quattrini, ritengono gli inquirenti, è uno dei modi più sicuri per convincere la gente a parlare.

La Squadra Mobile di Ancona ieri ha segnalato ai colleghi di Cremona che in una banca di Camerano, un centro della provincia marchigiana, c’è una cassetta di sicurezza intestata a Marco Pirani. Inevitabile, a questo punto, che il procuratore Di Martino decida di andare a metterci il naso.

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