Ecco come e quanti saranno eletti in Liguria

Con lo sbarramento alla Cdl 5 seggi, al centrosinistra 4

Ecco come e quanti saranno eletti in Liguria

Luciano Gandini

Addio vecchi confini dei collegi uninominali della Camera! Sembrerebbero spariti tutti i discorsi del maggioritario, basta, quindi, con «gli azzurri si vogliono riprendere il collegio 10» o con i «collegi blindati», nel 2006 si torna, forse, al proporzionale. Ma, concretamente, cosa cambia? Difficile ancora dirlo, perché innanzitutto mancano, ovviamente, i voti su cui fare i calcoli e i ragionamenti, poi perché non tutti gli aspetti della proposta di riforma elettorale della Casa delle Libertà sono stati chiariti nel dettaglio. Con queste doverose premesse, proviamo a vedere gli effetti che potrebbe avere la rivoluzione del sistema di voto nella nostra regione. Innanzitutto occorre definire il numero di seggi spettanti alla Liguria. Erano 14 collegi camerali e 6 collegi senatoriali, ai quali venivano sommati i seggi attribuiti con il recupero proporzionale: 5 per la Camera e 3 per il Senato. Fanno, quindi, 19 deputati e 9 senatori liguri in quel di Roma. E dal 2001 ad oggi anche queste che sembrerebbero certezze sono cambiate. Infatti, tra un decremento della popolazione ligure e la creazione della «circoscrizione estero» per il voto degli italiani nel mondo, i seggi attribuiti con il recupero proporzionale erano 2 in meno per la Camera e 1 in meno per il Senato. Fanno, ad oggi, 17 deputati e 8 senatori che si sarebbero seduti sugli scranni parlamentari in rappresentanza della nostra regione. Queste le certezze fino a ieri. Oggi, ribadiamo il forse, cambia tutto. Via i collegi, via le liste civetta, via lo scorporo, via il recupero. Si mantiene solo la «circoscrizione elettorale», corrispondente al territorio e ai confini della regione. Dovendo comunque rifare i conti dei seggi spettanti alla Liguria, è lecito presupporre che siano quelli che abbiamo indicato. Diviso 2. Già, perché la nuova legge elettorale prevede un proporzionale, dove metà dei seggi vengono assegnati su base regionale e l'altra metà su un «unico collegio elettorale». Quindi 4 senatori e 9 deputati, buon peso, eletti in un modo, e altrettanti eletti nell'altro modo. La rappresentanza regionale, quindi, sarà compito dei singoli partiti garantirla per il «collegio unico nazionale», con l'eventuale ma difficilmente realizzabile possibilità che possa non esserci nessuno o, al contrario, che possano essere anche più numerosi. Sembrerebbe irragionevole ipotizzare una lista nazionale senza tutte le regioni rappresentate, se si vogliono prendere i voti in tutto il territorio nazionale. Difficilmente, infatti, l'elettore voterebbe una lista che non contenga alcun rappresentante della propria regione. Per i seggi, invece, attribuibili su base circoscrizionale, cioè regionale, starà al partito scegliere se «fornire» i candidati, cioè indicarli già sulla scheda, comunque unica, o lasciare che gli elettori esprimano la preferenza. Diventano così molto difficili i paragoni con le precedenti elezioni. Questo perché gli ultimi dati disponibili risalgono alle elezioni regionali di quest'anno, dove, per ogni coalizione, erano presenti anche le liste dei candidati presidenti. Più omogeneo può essere invece il confronto con i risultati delle elezioni europee del 2004, dove il sistema era altrettanto proporzionale, ma che non tiene conto, specie in Liguria, di una sensibile ripresa del centro destra.
Cosa sarebbe successo senza riforma elettorale. Stando alla suddivisione in collegi e sulla base del confronto tra i due candidati presidenti Biasotti e Burlando, il centro destra, rispetto alle politiche del 2001, avrebbe guadagnato il collegio 11 - Rapallo, strappandolo al centro sinistra. E si è ridotto il margine nel collegio 8 di Genova - San Fruttuoso, dove però rimane maggioranza, seppur di 600 voti sopra. In definitiva il centro destra avrebbe avanzato e il centro sinistra sarebbe arretrato. Cosa potrebbe succedere con la riforma elettorale. La simulazione è complicata. Vediamo la parte assegnata su base regionale. Innanzitutto occorre verificare quali liste, a livello nazionale, superino la soglia di sbarramento del 4% alla Camera e del 3% al Senato. Fatti tutti i conti, 4 deputati andrebbero al centrodestra (2 a Forza Italia, 1 ad Alleanza Nazionale e 1 alla Lega Nord), 4 al centro sinistra (2 ai Democratici di Sinistra, 1 alla Margherita e 1 a Rifondazione comunista), e il nono seggio spetterebbe, a seconda dei risultati elettorali e dei relativi resti, o all'Udc o al terzo seggio per i Ds. Sulla parte nazionale spetterà ai partiti decidere in quale posizione di lista inserire i rappresentanti della Liguria. Più in alto saranno i candidati liguri, più certezze avranno di essere eletti e di dare rappresentanza alla nostra regione. Firme. Cambia tutto anche per la raccolta firme.

Non ci sarà più bisogno di raccogliere 500 firme per ogni singolo collegio camerale, operazione complicata per le formazioni minori: per la Liguria serviranno da almeno 4.000 e da non più di 4.500 su tutto il territorio regionale per la Camera dei Deputati e da almeno 3.500 e da non più di 5.000 elettori per il Senato della Repubblica.

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