Ecco i nuovi pirati: in Puglia boom di scavi clandestini

In un anno sono aumentati del 15 per cento. Oltre 5.500 i reperti archeologici recuperati dai carabinieri di Bari: «Sistematica spoliazione del territorio da parte di bande criminali». Sempre più saccheggiato il patrimonio ecclesiastico

Ladri della memoria, trafficanti di eredità passate. Accade al Sud, fenomeno con epicentro in Puglia. È il nuovo allarme lanciato dal nucleo per la tutela del patrimonio culturale dei carabinieri di Bari. Gli scavi clandestini, infatti, nella regione sono aumentati del 15 per cento in un solo anno. «Nella terra di Bari, come in Salento oppure nel Gargano, la scoperta costituisce un motivo di particolare preoccupazione per la vastità del territorio archeologico e per le numerose e autentiche bande criminali che, per fini di lucro, praticano una sistematica spoliazione e distruzione delle aree archeologiche protette», recita l'ultimo rapporto dell'Arma. Nell'intero 2008, dicono le cifre, sono stati recuperati ben 2.835 reperti e monete, 2.052 frammenti di reperti, 368 beni di antiquariato, 239 beni archivistici. Ma soprattutto sono 108 le persone deferite in stato di libertà all'autorità giudiziaria. Più 14 esercizi pubblici puniti con la contravvenzione di rito. Quanto ai furti, 22 messi a segno nell'area di competenza del nucleo barese; di cui tre ai danni di enti pubblici e privati; cinque ai danni di privati. Ma «l'escalation» riguarda le incursioni nel patrimonio archeologico ecclesiale: triplicati (e saliti a 14) nel giro di un anno. «É stato fondamentale, infatti, il contributo delle Diocesi grazie alla collaborazione con gli uffici che si occupano di beni culturali». Così inoltre è stato possibile effettuare il censimento di furti mai registrati prima, perché avvenuti tra gli anni Settanta e Ottanta. Ai moderni «pirati» fanno gola gli oggetti che risalgono all'epoca greca e romana (nel III secolo a.C. Bari entra a far parte del dominio di Roma), ma ci sono casi di rinvenimenti ancora più datati. Come gli oltre 5 mila pezzi provenienti dal sito di Arpi, zona archeologica di Foggia, ritrovati di recente in casa di un barbiere di Ortanova (Fg).

L'uomo aveva allestito nella sua abitazione un laboratorio di restauro, dove, dopo aver recuperato i pezzi dai «tombaroli» della zona, restaurava i reperti e li vendeva. Vasi policromi, monete in bronzo e argento, statuette, monili: ecco il «tesoro» che i carabinieri hanno rintracciato all'interno di scatoloni solo apparentemente conteneva cianfrusaglie da ripostiglio.

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