Ecco Kostabi, allievo di Raffaello e De Chirico

Lucio Filipponio

Scrive, dipinge, fa televisione e incide dischi, il tutto condito dalla sua solita verve pungente, tesa a smascherare il sistema economico e estetico che soggiace e conforma l’industria dell’arte: Mark Kostabi è l’artista contemporaneo che per eclettismo, vastità di interessi e attenzione alla tecnica meglio si avvicina all’approccio rinascimentale alle arti. Un particolare valore acquista, dunque, il chiostro del Bramante, pregevole esempio di arte rinascimentale, scelto come sede espositiva della sua ultima personale dal titolo «Un americano a Roma», visitabile fino 27 agosto. La mostra a cura di Vittorio Sgarbi e Luca Beatrice, si propone come la più grande personale dedicata nel nostro paese al pittore statunitense di origini estoni. Ben 150 opere: occasione per scandagliare i temi dell’alienazione, della solitudine, del corto circuito informativo, della tecnologia rampante, dell’ambizione artistica, dei trucchi commerciali, dell’ipocrisia, della produzione meccanica dell’arte e della pressione per una produzione fine a se stessa. Una sorta di particolare atto d’amore reciproco tra la città e l’artista. Se il titolo «Un americano a Roma» richiama alla memoria l’omonimo film del ’54 e la storia di un italiano invaghito per un’America che non vedrà mai, Mark Kostabi invece, da anni vive nella città eterna per sei mesi l'anno, ha comprato casa a piazza Vittorio, dove lavora ai suoi quadri e compone musica. Ma quanto di Roma è entrato nell’arte di Kostabi? Che cosa della nostra capitale ha influenzato il suo percorso recente? «Direi il rapporto con la classicità - afferma Luca Beatrice - inevitabile per chi ne assorbe i colori, le architetture, la storia di Roma, impossibile restare indifferenti. Negli ultimi anni la pittura di Kostabi si è riempita di due grandi passioni autenticamente italiane: il manierismo e la metafisica. Manierista è il modo di trattare la figura, di armonizzarla con lo spazio, di rappresentarne il movimento in chiave sì figurativa ma non realistica né narrativa. Manieriste sono le iperboli e le parabole, l’insistere sul medesimo motivo che finisce per diventare una cifra. Metafisico è invece l’aria interrogativa che presumiamo dalla non espressività dei volti, l’enigma di azioni irrisolte.

Raffaello e de Chirico, Michelangelo e Carrà ci sono dentro». Kostabi rimane, tuttavia, tra i maggiori esponenti della Pop art: il suo «uomo qualunque», ispirato al supereroe Superman, è tra i punti di forza della sua poetica.

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