Da quando era tornata dal suo esilio volontario, lo scorso 18 ottobre, Benazir Bhutto aveva ripetutamente denunciato i tentativi di attentare alla sua vita, accusando apertamente tre elementi del governo di Pervez Musharraf di cospirare contro di lei. «Prima di tornare a Karachi, ho scritto una lettera al presidente in cui indicavo il nome di tre persone - aveva detto in una conferenza stampa - che sarebbero stati responsabili nel caso in cui fossi stata assassinata».
Pochi giorni fa, il 23 dicembre, parlando a una folla di suoi sostenitori a Larkana, nel sud del Paese, la Bhutto aveva detto che alcune scuole coraniche trasformano i bambini in assassini, e aveva accusato il governo di non aver fatto nulla per fermare la violenza degli integralisti. Aveva aggiunto che in Pakistan «ci sono madrasse che insegnano ai loro allievi a costruire bombe, a usare le armi, e a uccidere donne, bambini e vecchi».
Intervistata dallAsia Times Online, Benazit Bhutto aveva accusato Al Qaida di essere riuscita a unire diversi gruppi militanti in una confederazione internazionale di terroristi chiamata Fronte islamico. «Scopo di questi gruppi, che sfruttano tensioni locali, come quelle in Medio Oriente, in Cecenia e nel Kashmir, è usare le questioni politiche regionali per imporre una dittatura teocratica simile a quella che i talebani avevano stabilito in Afghanistan. Discriminazione sessuale, intolleranza culturale, repressione delle libertà e dittatura clericale - aveva detto la Bhutto - è la negazione della lotta dellumanità per abolire la sofferenza e vivere con rispetto e dignità. È importante separare il terrorismo dalle istanze regionali e disinnescare le tensioni con lazione politica».
In unintervista al New York Times, il 7 novembre, la Bhutto aveva chiesto al presidente Bush di scaricare «la dittatura militare» di Musharraf. E al quotidiano tedesco Bild aveva detto di temere larrivo al potere degli estremisti, denunciando che i «militanti religiosi» che vogliono «fermare la democrazia» avevano cercato di ucciderla.
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