Ecco perché Prodi adesso si nasconde

Caro Granzotto, nel mentre, che fa Prodi? Dove è sparito? Sino a prova contraria è sempre il presidente del Consiglio addetto gli affari correnti. Però non se ne ha traccia e nemmeno quella del suo Portavoce Unico e Assoluto Silvio Sircana. Cos’è, gli è andata via la voce?


Vede, caro Ridolfi, un uomo politico serio, equilibrato, rispettoso delle regole del gioco e che non si prenda enormemente sul serio, mette in conto l’eventualità di essere battuto. Senza prenderla come una cosa inaudita, fuori dal mondo. Come un delitto di lesa maestà. Un politico serio, equilibrato eccetera eccetera, accetta - con più o meno eleganza, con più o meno intelligenza - quello che è l’«a» dell’abbccì della democrazia, essendo l’inamovibilità coatta una caratteristica, piuttosto, dei regimi totalitari. Ma vaglielo a spiegare ad uno come Romano Prodi. Pieno di sé, rancoroso, sospettoso e vendicativo come e più del conte di Montecristo, non si dà pace e schiumando di rabbia è lì che almanacca come fargliela pagare cara, carissima, ai Bruto e ai Cassio che ardirono pugnalarlo. I quali non si limitano ad essere i quattro gatti dell’Udeur o dei Liberal Democratici, troppo facile. Salvo quei galantuomini di Bertinotti, Pecoraro Scanio, Franco Giordano e Oliviero Diliberto, tutti boni, bonissimi viri, nel collimatore c’è l’intero schieramento di sinistra, Veltroni in primis perché lui, il fili mi al quale aveva offerto (in prestito, beninteso) su un piatto d’argento il Partito Democratico, è il più bruto dei Bruti. La serpe in seno.
A fargli venire la luna storta ha contribuito poi un altro aspetto del suo carattere: la malmostosa invidia nei confronti dell’odiatissimo e disprezzatissimo Silvio Berlusconi. Fermamente convinto di essere un insigne statista, col bernoccolo della politica e un talento naturale per l’economia - il massimo, insomma - a Prodi non va giù che il Cavaliere, una nullità, sforni governi di legislatura come niente fosse e lui, che è lui, nisba. Sapendo che questa era la sua ultima occasione (Prodi non rimetterà piede a Palazzo Chigi nemmeno in cartolina. Questo è un fatto.) ce la mise tutta, accettando tutto, concedendo tutto, calandosi le braghe fin a rimanere in mutande e stando lì lì per calarsi - agghiaccio al solo pensiero - anche quelle. Niente. Trombato a metà del guado. Comme d’habitude.

Per un vanaglorioso, per uno con l’ego smisurato come Prodi, è più di una sconfitta. È uno «scuorno», una vergogna. Ecco perché si nasconde, caro Ridolfi: ha perso la faccia e, da quell’omarino che è, non ne ha altre da mostrare.

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