Ecco il più grande polo europeo per la ricerca contro il cancro

Inaugurati i nuovi laboratori dell’Istituto di oncologia (Ieo) Milano è la capitale della lotta ai tumori: al centro degli studi, l’ereditarietà della malattia

Ecco il più grande polo europeo per la ricerca contro il cancro

Milano vanta un altro primato: ospita il più grande polo di ricerca oncologica d’Europa. Un vero vanto per l'Italia che però secondo Umberto Veronesi non trova qui un terreno fertile. «Il nostro Paese - denuncia - per la ricerca sul cancro spende pochissimo: solo 200 milioni di euro all'anno. In pratica il costo dell'ingaggio di quattro calciatori di serie A. E ciononostante sono di serie A i nuovi laboratori dell'Istituto Europeo d'Oncologia che con quelli dell'Ifom formano il Campus Ieo-Ifom: 24mila metri quadrati dove si svolgono studi che hanno già ottenuto risultati interessanti come il programma che prevede l'impianto delle cellule staminali nella cura del cancro al seno e quello che studia i tumori ereditari che ha coinvolto anche l'Istituto nazionale dei tumori. Un ennesimo esempio della buona riuscita della collaborazione nella nostra città fra pubblico e privato in campo sanitario. Quella che manca è la collaborazione del governo».
L'ex ministro della Sanità avrebbe la ricetta per sanare questa ferita: «Bisognerebbe risvegliare la coscienza della classe politica, perché non si può rimanere inattivi davanti alla tragedia del cancro che ogni giorno solo in Italia miete 400 vittime». Alla carenza di finanziamenti da Roma il Campus Ifom-Ieo sopperisce grazie alla Fondazione per la ricerca sul cancro che per il completamento della struttura inaugurato ieri ha investito 18 milioni di euro per la strumentazione di routine e 15 milioni per le piattaforme di ricerca in genomica. E i 401 ricercatori attualmente operativi al Campus Ifom-Ieo di via Adamello 16 sono impegnati a studiare i geni malati. È, per esempio, il caso del Programma sui tumori ereditari condotto in collaborazione con l'istituto Nazionale dei tumori. «Circa il 5-10% dei cancri alla mammella - spiega Pier Paolo Di Fiore, direttore scientifico dell'Ifom - è di tipo ereditario. Attenzione però. Non si eredita la malattia ma la predisposizione ad ammalarsi. In media una donna su due, all'interno di una famiglia predisposta, porta un gene malato. È bene identificare i geni coinvolti Brca1 e Brca2 per accertare il rischio di malattia e selezionare meglio chi riceverà beneficio dai programmi di prevenzione, rendendoli più efficaci. Il problema delle identificazioni delle alterazioni di Brca1 e 2 è che erano procedure lunghe e dai costi elevatissimi. Abbiamo messo a punto una piattaforma tecnologica che permette di eseguire il test a costi ridotti e in tempi brevi: una settimana rispetto ai sei mesi normalmente necessari».
Un altro programma su cui punta l’Ifom è l'impianto di cellule staminali nella cura del cancro al seno. «Abbiamo scoperto - sottolinea Di Fiore - un sistema per isolare le cellule staminali della mammella e per scoprirne le caratteristiche molecolari. Per mezzo di questa conoscenza si può iniziare ora il processo di scoperta di farmaci specifici per colpire le staminali di un tumore». Staminali e test genetici sono, quindi, al centro dell'attenzione dei ricercatori del Campus Ifom-Ieo.

«Oggi abbiamo la certezza che il cancro origini da mutazioni del Dna - aggiunge Veronesi - che danno luogo a un nuovo dan “sprogrammato”. Riprogrammabile con la nuova tecnologia che vede nei test genetici un esempio importante di medicina predittiva che apre la strada ai programmi di farmacoprevenzione».

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