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Ecco la prova che in Senato la Cdl riuscirà a governare

Lo studio: con l’attuale sistema elettorale il Polo sarebbe in maggioranza con almeno 57 seggi in più. Il Pd in corsa solitaria perderebbe le elezioni, ma sarebbe il primo partito. Se l'Unione si ricompattasse la sconfitta a palazzo Madama sarebbe più contenuta

Ecco la prova che in Senato la Cdl riuscirà a governare

Roma - Si infittiscono le previsioni sul risultato di eventuali elezioni politiche a breve scadenza. La vittoria del centrodestra è data per scontata, ma l’argomento insidioso è che, con l’attuale legge elettorale, si ricadrebbe, presso a poco, nella situazione del voto del 2006: una netta maggioranza alla Camera per il centrodestra grazie al premio di maggioranza su base nazionale, ma una più ridotta maggioranza, sempre per il centrodestra, al Senato, dove il premio di maggioranza viene attribuito su base regionale, con il rischio che alcuni tra i minori partiti dell’alleanza potrebbero prima o poi cominciare a creare le stesse difficoltà incontrate dal governo Prodi.

L’incognita indecisi
In realtà, fare previsioni sulla base dei sondaggi che indicano le intenzioni di voto è pericoloso, perché tra queste intenzioni c’è una fetta considerevole di indecisi - dal 10% al 16% - che decidono all’ultimo istante e possono influire in modo decisivo sul risultato. A ciò si aggiungano gli imprevisti della campagna elettorale, specie quelli degli ultimi giorni, in cui una promessa-chiave o una dichiarazione infelice possono spostare parecchi voti.
Tuttavia esistono le «correnti profonde» di opinione, costituite dalle convinzioni che maturano nel tempo attraverso una serie di convincimenti su questioni specifiche, che toccano direttamente gli elettori, e che sono abbastanza immuni dalle «correnti superficiali», emotive, legate a fatti dell’ultima ora, dallo slogan azzeccato o mancato, alla performance positiva o negativa negli ultimi dibattiti televisivi. A proposito di questi ultimi, con il ritiro dalla corsa di Romano Prodi, che avrebbe deciso di porre fine alla propria attività di parlamentare, non si vede con chi il candidato premier del centrodestra potrebbe confrontarsi. Se Veltroni fosse il candidato premier del centrosinistra, non potrebbe fare il difensore d’ufficio del governo Prodi; se fosse il candidato premier del solo Partito democratico, il dibattito non sarebbe omogeneo.

Il sistema attuale
Quanto al risultato per la Camera, come si dice, non dovrebbe esserci partita. Il vantaggio di 10 punti nelle intenzioni di voto, anche se dimezzato come sostiene Renato Mannheimer nel caso in cui il Pd si presentasse da solo, consentirebbe all’alleanza di centrodestra di conquistare il premio di maggioranza e quindi di attestarsi, come minimo, a 340 seggi su 630.
Le cose si complicano per il Senato, dove il riparto dei seggi si effettua su base regionale. Sono ammesse le coalizioni che ottengano il 20% dei voti validi della regione, nonché le liste singole che raggiungano l’8% (comprese le liste che abbiano tale percentuale pur facendo parte di coalizioni non ammesse). Tra le coalizioni o le singole liste ammesse si procede al riparto dei seggi senatoriali spettanti alla regione, applicando la formula proporzionale dei quozienti interi e dei più alti resti. Qualora, con tale operazione, nessuna coalizione o lista abbia ottenuto la quota di maggioranza corrispondente al 55% dei seggi della regione, tale cifra viene automaticamente attribuita alla coalizione o lista singola con il maggior numero di voti. Il restante 45% dei seggi è ripartito tra le altre coalizioni e liste singole. I seggi conquistati da coalizioni vanno poi suddivisi tra le liste collegate (sempre utilizzando la formula dei quozienti interi e dei più alti resti). A questo riparto interno sono ammesse le liste collegate che abbiano conseguito almeno il 3% dei voti validi regionali.
Se si tiene presente quanto detto sui sondaggi sulle intenzioni di voto su scala nazionale, si comprende come traslare i dati a livello regionale, non avendo analoghi sondaggi su base regionale, è estremamente rischioso. A questo si aggiunga il fatto che il sistema previsto per il Senato non si applica alla Valle d’Aosta, che ha un unico senatore eletto con il sistema maggioritario semplice; al Molise che elegge i due senatori spettanti con sistema proporzionale regionale, senza correttivo maggioritario; al Trentino-Alto Adige che conserva il precedente sistema elettorale misto: sei senatori eletti, con sistema maggioritario semplice, in altrettanti collegi uninominali (tre nella provincia di Trento e tre in quella di Bolzano), mentre l’ultimo senatore è eletto in base al recupero regionale dei voti non utilizzati. Si tratta complessivamente di 8 seggi cui vanno aggiunti i 6 seggi della Circoscrizione Estero.

Le ultime elezioni
Nella tabella di sinistra in questa pagina sono riportati i seggi ottenuti dalle coalizioni e da alcuni singoli partiti nel 2006 nelle 18 regioni (incluso il Molise) dove si applica la legge generale con l’attribuzione di 301 seggi sul totale di 315 (nella prima colonna, la prima cifra indicata il numero d seggi ottenuti dai Ds e la seconda cifra quelli ottenuti dalla Margherita). Nelle ultime due colonne sono riportati, in percentuale, i voti ottenuti da Ds più Dl e dalla Cdl.
Alle prossime elezioni, Ds e Dl si presenteranno come Pd (salvo altri ingressi), ma non si sa se il Pd di Veltroni si presenterà da solo (in questo caso, l’ultimo sondaggio di Mannheimer lo accredita del 33,5%) o in coalizione (e con chi). Ma non potrà presentarsi da solo in alcune regioni e in coalizione in altre. La scelta è drammatica e deve essere a livello nazionale. Problemi che non si pongono per la Cdl.
Dalle ultime due colonne della tabella, si ricava che solo in tre regioni (Lombardia, Veneto e Sicilia) una coalizione - la Cdl - ha superato la soglia del 55% di voti di coalizione e l’ha sfiorata in Friuli-Venezia Giulia, superando comunque il 50% dei voti complessivamente in 7 regioni. Solo in quattro regioni il divario tra le due coalizioni è inferiore a 5 punti percentuali e quindi accessibile a un ribaltone. Solo una massiccia e uniforme desistenza - in cambio di collocazione in buona posizione nelle liste di alcuni candidati - degli altri partiti di sinistra potrebbe dare al Pd la possibilità di contenere la sconfitta. Ma si tenga presente che la stessa Rifondazione comunista non esclude una corsa solitaria, e c’è chi lavora per presentare la Cosa rossa e sfidare un Pd moderato. Sistemi elettorali a parte, gli orientamenti dell’opinione pubblica contano, per cui si possono fare delle previsioni anche per il Senato, lavorando ovviamente su base regionale, e applicando quegli orientamenti in particolare alle presumibili perdite secche del centrosinistra, ad esempio per ciò che riguarda i voti dell’Udeur e quelli diniani dei Liberaldemocratici, ai seggi ottenuti grazie all’attribuzione dei resti e alle percentuali assai vicine al limite dell’8% ottenute da alcuni partiti alle elezioni del 2006. I più prudenti parlano di un vantaggio del centrodestra compreso tra gli 11 e i 35 seggi.

Le previsioni
Nella nostra simulazione, riportati nella tabella di destra, si ponderano i vari fattori sopra indicati, inclusi i sondaggi sulle intenzioni di voto, e si formulano due ipotesi: Pd da solo contro la Cdl (e contro altri di sinistra) e Pd in coalizione contro la Cdl. Se ne ricava, nell’ipotesi che il Pd corra da solo e che i nostri dati venissero confermata dal voto, l’emersione del Pd come probabile maggiore partito al Senato, ma soprattutto la forte contrazione della rappresentanza dei minori partiti dell’area di centrosinistra. Veltroni vincerebbe la propria scommessa di confermare il Pd come partito a «vocazione maggioritaria», ma al prezzo di perdere queste elezioni e con la speranza che in futuro il suo partito possa attrarre altri voti dall’area di centrosinistra. Nell’altra ipotesi, Pd in coalizione, la sconfitta sarebbe più contenuta, ma rimarrebbe una situazione frastagliata, come si evince dalla tabella di destra.
Quanto ai residui 14 seggi (uno per la Valle d’Aosta, 7 per il Trentino-Alto Adige e 6 per la Circoscrizione Estero), alle elezioni del 2006 la sinistra se ne è accaparrati 10 ma potrebbe scendere a 7, mentre il centrodestra potrebbe salire da 4 a 7, incrementando il suo vantaggio complessivo a 57 seggi nell’ipotesi che il Pd si presenti in coalizione.
Ciò significa che con l’attuale legge elettorale, quando l’opinione pubblica è orientata in modo netto a favore di uno schieramento, anche al Senato si può ottenere una forte maggioranza. Ma, ripetiamo, le simulazioni sopra riportate si fondano su troppe variabili.

E non è l’ultima di esse il fatto che, negli ultimi anni, in Italia e all’estero, si sia registrato un forte scarto tra le previsioni degli istituti di sondaggio e il voto reale.

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