Ecco la ricetta di Rajoy per salvare la Spagna

Entro Natale l’insediamento del governo. Il nuovo primo ministro ha un piano di austerità. E i socialisti hanno già iniziato a litigare per la successione

Ecco la ricetta di Rajoy  per salvare la Spagna

Potere assoluto a Rajoy. È la crisi, che ha gli ha ridato quello che la mancanza di carisma gli aveva sempre negato. Il leader dei popolari ha stravinto. Eletto da quarantaquattro milioni di spagnoli, un primato con i suoi 186 seggi, superando anche il record delle vittorie popolari, quella di Aznar del 2000 che allora arrivò a 183 seggi. Rajoy il grigio, il modesto, il notaio Mariano domenica sera aveva finalmente l’espressione del vincitore. Si è affacciato dal balcone del quartier generale e incoraggiato dalla folla che esultava per la sua vittoria, si è anche concesso un salto, in segno di vittoria. Moderato, anche nell’esultare, Rajoy, che ha poi convinto anche la moglie Elvira a fare un saltello.

Tutto molto tenero, con quel filo di imbarazzo che si leggeva nei loro occhi.
Rajoy e il nuovo corso, una nuova vita. A partire dalle telefonate con i potenti della Terra. Lui che ha sempre preferito far parlare gli altri negli incontri internazionali, che non parla inglese, ieri ha dovuto farlo. Ieri mattina la chiamata puntuale e attesa della Merkel per parlare di crisi, di aspettative, di rischi. Il trionfo elettorale non è riuscito a calmare i mercati finanziari, segnati dell’incertezza sulle politiche economiche del nuovo governo. Ieri la borsa di Madrid ha chiuso in calo del 3,48%, trainata dal trend negativo generale, ma sicuramente con poche capacità di resistenza, e lo spread tra i titoli di stato spagnoli e quelli tedeschi si è allargato di oltre 20 punti arrivando quasi a quota 470. Sintomi di un sistema da riequilibrare e in fretta.

L’ultima vittima della crisi è il Banco di Valencia, commissariata dalla Banca di Spagna. Effetto domino della bolla finanziaria scoppiata nel 2008. È questa una delle eredità di Rajoy. Non ci saranno ampi margini di manovra, spazi per i fantasisti. «Dovrò prendere decisioni importanti, che determineranno il futuro della Spagna per i prossimi decenni. Dalle nostre scelte dipenderà il futuro di questo Paese». Tradotto, saranno sacrifici, tagli, privatizzazioni. Da lì non si sfugge, lo sa lui, lo sanno gli elettori che gli hanno dato potere assoluto. Il numero due del partito, Maria Dolores de Cospedal ha detto che il governo di Rajoy farà una politica di «austerità» ma gestirà il Paese con il metodo del «consenso», anche se il suo programma per ora resta oscuro e misterioso.

Taglierà posti pubblici, si sa che non toccherà le pensioni. Poi si vedrà.
La transizione deve avvenire in fretta. Già entro Natale il cambio. A far da tramite tra il vecchio e il nuovo governo Mariano ha messo una donna: Soraya Sáenz de Santamaría, 40 anni, di Valladolid, una delle più fedeli alleate del leader, cresciuta all’ombra di Rajoy, si è fatta strada sempre stando sotto l’ala del capo. Soraya, che ha partorito in piena campagna elettorale, avrà un compito delicatissimo. E a questo punto sono in molti che intravedono per la bella Soraya un ruolo da vicepresidente.

Dall’altra parte, resta il Psoe. La sua debacle da gestire. Zapatero, tuttora segretario del Psoe, ha annunciato un congresso a febbraio, che dovrà eleggere il nuovo leader del partito. La guerra di successione è già aperta fra il candidato premier Alfredo Rubalcaba, l’uomo che ha avuto il coraggio di guidare il partito in una battaglia impossibile da vincere, e la scalpitante giovane ministra della difesa, la catalana Carme Chacon. L’arbitro, nell’imminente notte dei lunghi coltelli fra i socialisti, dovrebbe essere lo stesso Zapatero, che per ora non vuole sentire parlare di sue dimissioni, per imporre la Chacon.

Ieri El Pais, ha lanciato un durissimo attacco a Zapatero. «Vayase» ha scritto, «Vattene». Domenica, dopo i risultati lui non si è visto.

Ha lasciato che Rubalcaba affrontasse da solo i giornalisti e si assumesse la responsabilità della disfatta. Chacon intanto già la settimana scorsa ha chiarito che nulla impedisce che una catalana possa diventare leader Psoe. La partita è aperta.

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