Salute

Ecco la (strana) cura per l'emicrania cronica: il "medico" Ue prescrive il botulino ai malati

Il botulino potrà essere utilizzato pure per curare un disturbo che affligge il 3 per cento della popolazione mondiale ed oltre 2milioni di italiani: l’emicrania cronica. In Europa l'Agenzia europea per i farmaci (Ema) ha infatti autorizzato l’uso del botox come cura per i malati

Ecco la (strana) cura per l'emicrania cronica: 
il "medico" Ue prescrive il botulino ai malati

Non solo lifting per lo "stiramento" delle rughe. Il botulino, meglio noto come botox, potrà essere utilizzato pure per curare un disturbo che affligge il 3 per cento della popolazione mondiale ed oltre 2milioni di italiani: l’emicrania cronica. L’Agenzia europea per i farmaci (Ema) ha infatti autorizzato l’uso del botox per tale indicazione in Irlanda, e sulla base delle procedure di mutuo riconoscimento in Europa, presto il botox anti-emicrania dovrebbe essere disponibile anche in Italia.

"L’Ema - spiega Paolo Martelletti, docente di Medicina interna all’Università La Sapienza di Roma e responsabile del Centro di riferimento per le cefalee all’Ospedale Sant'Andrea di Roma - ha dato il via libera in Irlanda all’uso del botox contro l’emicrania cronica. Sono quindi partite le richieste per l’avvio della procedura di mutuo riconoscimento anche in altri paesi europei, inclusa l’Italia. Considerando i tempi italiani - precisa l’esperto - il botox dovrebbe essere disponibile per questa indicazione anche nel nostro paese fra circa un anno, contro tempi molto più brevi, pari ad alcuni mesi, per gli altri Paesi europei".

L’emicrania cronica, sottolinea Martelletti, "è caratterizzata dalla presenza di cefalee forti per almeno quindici giorni al mese. Si tratta dunque di una patologia grave". Studi internazionali, prosegue l’esperto, "condotti su 1400 pazienti per un periodo di oltre 56 settimane, hanno dimostrato che l’uso del botox porta ad un netto miglioramento, rispetto ai pazienti trattati con placebo, in termini di giorni di durata delle cefalee e quantità di analgesici assunti dai pazienti".

Presto dunque, conclude Martelletti, "ci sarà un’arma in più, dall’efficacia dimostrata, per combattere questa grave patologia, che spesso porta a gravi complicanze".

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