Ecco tutta la verità sulla Fondazione

L’attesa non è stata vana. Il Presidente Preziosi riesce sempre a stupire il suo popolo con effetti speciali anche se forse la Fondazione Genoa è qualcosa di più. Un contenitore capace di essere nello stesso tempo espressione della politica locale e figlio dell’azionariato popolare. Un Giano bifronte dei nostri tempi. A parte la battuta, la Fondazione Genoa potrebbe rappresentare un mix di situazioni dalle diverse valenze sociali e sportive che per coinvolgimento di soggetti, espressioni di interessi e paletti giuridici con il calcio e con lo sport hanno poco a che fare. È chiaro che l’organo decisivo di tutta la questione è il Consiglio di Indirizzo (da dodici a quindici membri). Soggetti decisivi di questo organismo sono gli Enti territoriali ed gli Abbonati Sostenitori. Manovrare queste due entità potrebbe essere cosa non impossibile per chiunque sia l’azionista di maggioranza (dietro le quinte). Vince chi è più convincente. La bontà del Progetto si basa sulla mera questione che tutti siano bravi e gentili e che nessuno ne faccia una questione di potere.
Ma chi lo dice che gli Enti locali vogliano il bene del Genoa?
Ma cosa c’entra la politica locale con le sorti di una squadra di calcio? Allora mi si dica quale è il vincolo di indirizzo che lega insieme le istituzioni. Sembra di evincere che le Istituzioni saranno depositarie sempre della verità (beati coloro che oggi hanno delle certezze in un mondo così relativista..). Cioè a dire la condizione necessaria e sufficiente affinché per il Genoa 1893 possano essere fatte le scelte migliori. E se si dovessero creare delle alleanze carsiche, di questi tempi del tutto legittime nella vita politica come nello sport, fra l’azionista di maggioranza e qualche soggetto delle Istituzioni per motivi che nulla hanno a che fare con il mondo del calcio? E last but not least, vorrei che mi si spiegasse cosa si intende per democrazia nell’ambito dello spazio operativo di una società di calcio.
Il 25% del Genoa a qualcuno potrebbe anche sembrare poco, ma in realtà se si va a scavare nell’azionariato di molte società di calcio si scopre che la quota è significativa e consente molte soluzioni. E’ decisiva per decidere! L’azionariato popolare nella quota indicata è irrilevante e questo lo si capisce senza fare molti sforzi. Ma allora dove vuole andare questo Genoa?
In braccio a qualche forza politica da anni egemone in città?
Forse penso male. La matematica non tradisce: cinque sono eletti dall’Azionista di Controllo, tre quelli dagli Enti Locali e tre dagli Abbonati Sostenitori. Tre sono quelli che dal Consiglio di Indirizzo vanno a quello di Reggenza.
Comanda chi è più forte e chi ha più «fieno in cascina».
Se si vuole usare il Genoa come cavallo di troia per far entrare la politica nel calcio dalla porta principale anziché farla accedere dalla finestra, come oggi accade, non c’è problema, siamo tutti vaccinati. Ma che la si spacci come un’operazione «di bontà» mi sembra un può fuorviante nei contenuti e negli effetti pratici. Infine un’ultima notazione sull’argomento «donazioni». Questa è l’unica cosa che appartiene veramente alla storia ed alla tradizione delle Fondazioni.

Capita che il tifoso «vero» muoia con nel cuore la sua squadra ed i giocatori che per anni gli hanno fatto amare certi colori diventandone una delle priorità nella scala dei valori della sua vita. Dunque , perché non lasciare «qualcosa» ai posteri del popolo rossoblu? Di questo forse anche il Professor Franco Scoglio ne sarebbe stato felice.

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