È un momento complicato per le imprese della regione. I danni causati dalla crisi finanziaria, il calo verticale dei consumi e le difficoltà di accesso al credito sono solo alcune spie di un disagio più vasto e radicato, con cui le aziende devono fare i conti ogni giorno. «Un disagio che ci accomuna tutti, senza distinzione. Cè poco da essere ottimisti, gli effetti in termini numerici si vedranno da qui a un anno». A suonare il campanello dallarme è stato ieri mattina il presidente della Confcommercio Lazio Cesare Pambianchi, nel corso del suo intervento allassemblea pubblica annuale dellassociazione.
Di emergenza è lecito parlare già oggi, dando unocchiata alle cifre fornite dalla stessa Confcommercio: rispetto al 2007, nel 2008 il numero di esercizi nella regione è aumentato dello 0,5 per cento. Dodici mesi fa il saldo positivo era stato di +14. «In questi anni - ha rimarcato Pambianchi - il Lazio ha avuto valori di crescita superiori alla media, adesso purtroppo non è più così. Inoltre, il saldo fra iscrizioni e cessazioni di attività nellultimo trimestre ha il segno meno sia per il settore distributivo che per il turismo».
A pesare sullequilibrio generale sono «mali cronici», come la mancanza di unoculata programmazione commerciale, un ritardo sul piano delle infrastrutture, un basso livello di risorse impiegate nel terziario e una difficile gestione della liquidità, che interessa oltre il 40 per centro delle imprese. E siccome le banche hanno bloccato i crediti o aumentato i tassi di interesse sui prestiti, è alto il rischio che gli imprenditori cadano nelle mani dellusura. Pambianchi auspica la creazione di un ente di garanzia o di un fondo apposito a sostegno del credito.
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