In 10 anni il suo valore è passato dal nono al 20° posto mondiale

Piazza Affari precipita al ventesimo posto nella classifica delle Borse mondiali (20,7% del Pil). Era al nono posto a fine 2002 (50% del Pil). È quanto emerge dalla ricerca «Indici e Dati 2012» dell'Ufficio studi di Mediobanca. Una débâcle che si spiega con il sorpasso delle Borse emergenti come Shanghai e il Brasile (primo resta però l'occidentale Nyse Euronext). Difficile recuperare posizioni: questi mercati sono mediamente 2,9 volte quello italiano. E in termini di performance Piazza Affari è maglia nera negli ultimi dieci anni: -5,9% il rendimento medio annuo dal 2002.
Certo, peggio delle performance a doppia cifra degli Emergenti (al top Bombay +13,5%), ma anche dei già magri risultati delle colleghe occidentali: Francoforte (+0,1%), Parigi (-2,1%) Londra (-1,4%), Madrid (-1,3%), New York (-1,2%). Il verdetto complessivo di un investimento a Piazza Affari lascia con in mano un pugno di mosche. Mediobanca rileva che dal 1996 l'investimento in Borsa ha chiuso in rosso per ben 12 anni su 17 e solo in tre casi ha superato il rendimento dei Bot. Certo, complessivamente la Borsa ha reso il 5,3% medio annuo circa contro il 4,05% dei Bot. Ma il maggiore rendimento offerto non sembra sufficiente a compensare il maggiore rischio assunto. Oggi grazie al recente rimbalzo dei listini un investimento fatto a fine 2011 rende il 15,19% contro il 4% scarso dei Bot. Ma da inizio 2011 a metà ottobre 2012 solo un titolo su cinque è in positivo. Dal 1996 le azioni di risparmio hanno garantito i redimenti migliori (inclusi i dividendi) con un +8,2% (medio annuo); buona la performance delle mid cap +6,3% contro +4,8% delle big, +4,4% le small cap. E per Mediobanca sono i settori a fare la differenza: gli industriali hanno chiuso in rosso solo 4 volte su 17 anni mentre sia le banche sia le assicurazioni sono stati perdenti gli ultimi 15 anni su 17. Di più. L'investimento in titoli bancari (+1,5% medio annuo) e assicurativi (+1%) ha regolarmente avuto la peggio rispetto agli industriali (+7,8%), qualunque sia l'anno dell'investimento iniziale. Nei soli ultimi cinque anni e mezzo il peso banche sul listino si è dimezzato al minimo degli ultimi 15 anni (al 16% della capitalizzazione totale nel giugno 2012 dal 32% del 2006). Un tonfo che si accompagna a un monte dividendi delle quotate al minimo dal 2000 a 13,8 miliardi. Una selezione oculata dei titoli avrebbe però portato a battere la Borsa: dal 1938 al giugno 2012 Generali ha avuto un rendimento medio annuo reale (ossia netto dell'inflazione, ma senza i dividendi) del 4,2% contro il -2,2% della Borsa.
Ma sarebbe potuta andare davvero male scommettendo su Edison (-7%).

E nella sfida con i Btp (+7,9% medio annuo) dal 1984 si mettono in evidenza Intesa +8,6%, unica banca a battere i titoli di Stato, Generali +6,9%, nell'industria la sola Gemina (+8%). Fanalino di coda FonSai (-0,8%) e Telecom (-2,1%).

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