Affitti, la «cedolare secca» fa flop

Affitti, la «cedolare secca» fa flop

La cedolare secca non funziona. L'emersione degli affitti «in nero» è stata inferiore alle attese e, quindi, nelle casse dell'Erario mancano 5 miliardi di euro. Secondo la Cgia di Mestre, un milione di contratti di locazione non denunciati regolarmente è rimasto comunque sotto traccia. Nonostante la possibilità di ottenere un'aliquota Irpef «leggera» del 21% (19% per i contratti a canone agevolato), molti proprietari hanno preferito l'aliquota dello 0% di chi fa tutto in nero assumendosi il rischio di essere sanzionati dall'Agenzia delle Entrate. Anche gli inquilini sembrano non essersi fatti allettare dall'azzeramento dell'indicizzazione Istat del canone di locazione, pagando sempre lo stesso affitto senza la rivalutazione al 75% del tasso di inflazione.
Il calcolo degli artigiani mestrini parte dai dati dell'Istat secondo cui il numero delle famiglie che vivono in affitto è pari a circa 4,8 milioni di unità. Ipotizzando che ciascuna di esse risieda in una singola unità abitativa e considerando che il numero delle case regolarmente affittate è pari 2,7 milioni, mancano all'appello 2,1 milioni di unità immobiliari. A quest'ultima cifra bisogna sottrarre l'edilizia pubblica (800mila affitti) e le case affittate dalle società (350mila). Si raggiunge così il milione (950mila unità per la precisione). Tale cifra, aggiunge la Cgia, è sottodimensionata perché non tiene conto dei contratti riferiti al milione e mezzo di universitari che vivono fuori sede e quasi sempre in affitto.
Anche i dati del Tesoro, tuttavia, hanno dimostrato lo scarso appeal dell'innovazione fiscale. Nel 2011 il gettito della cedolare secca è stato di 675 milioni a fronte di una stima di 3,2 miliardi. Nel 2012 è andata leggermente meglio: 976 milioni su 3,5 miliardi. A conti fatti, mancano all'appello oltre 5 miliardi, segno che la pratica del «nero» è stata solo modestamente intaccata (l'emersione avrebbe riguardato 3mila contratti). Il consuntivo ufficiale (ma provvisorio) dello Stato, tuttavia, è meno drammatico: il minor gettito sarebbe di 1,3 miliardi equamente ripartiti tra 2011 e 2012.
Secondo il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, la cedolare secca è stata un vero e proprio «flop». «Il contrasto di interessi non funziona», aggiunge. La convenienza dell'inquilino di avere il canone a prezzo fisso (e magari più basso perché il proprietario paga un'aliquota inferiore) non ha indotto una modifica delle abitudini. Di qui l'auspicio a un maggior ricorso alle operazioni di polizia fiscale.
Equitalia non è la soluzione: il flop è stato causato anche dalle difficoltà burocratiche che rendono impervia l'adesione al regime della cedolare secca.

Nel 2013 scegliere questo particolare regime fiscale sarà ancora più conveniente: la riforma Fornero ha tagliato dal 15 al 5% la deduzione delle spese di manutenzione degli immobili. Se a questo si aggiunge il «salasso» di Imu e Tares, non c'è dubbio che la cedolare rappresenti un risparmio sicuro.

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