Alitalia, mossa di Air France: “No all’aumento di capitale"

La ricapitalizzazione potrebbe ugualmente andare in porto grazie alla conversione in azioni del prestito soci da 150 milioni dello scorso febbraio

Alitalia, mossa di Air France: “No all’aumento di capitale"

"Anche se la componente industriale del nuovo piano presentato ieri va nella direzione giusta e riceve il pieno sostegno di Air France-Klm, le necessarie misure di ristrutturazione finanziaria non sono ancora soddisfatte". Pur confermando il proprio impegno a restare partner di Alitalia, Air France non sottoscriverà l’aumento di capitale. Un "no" che, a questo punto, obbliga a cercare un altro partner internazionale.

La rinuncia di Air France apre un nuovo scenario. Come spiega il responsabile finanziario Philippe Calavia, la quota del 25% del gruppo franco-olandese in Alitalia sarà, infatti, "diluita intorno al 7%" per la mancata sottoscrizione dell’aumento di capitale e la conversione delle obbligazioni convertibili. "Ora sarà possibile avviare la ricerca di un altro vettore internazionale interessato a una forte partnership con Alitalia", ha assicurato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. A questo punto, come spiega l’Agi che ha consultato fonti vicine al dossier, la ricapitalizzazione dell'aviolinea italiana potrebbe ugualmente andare in porto grazie alla conversione in azioni del prestito soci da 150 milioni dello scorso febbraio con cui l’ex compagnia di bandiera ha reperito 95 milioni dei quali 23,75 dal gruppo franco-olandese (25% dei 95 milioni versati dall’intera compagine azionaria). In mattinata, Air France ha infatti reso noto che, pur non partecipando all’aumento di capitale prevede, intende convertire le proprie obbligazioni in capitale di rischio. "Questa operazione - slegge nella nota ufficiale del gruppo transalpino - consentirà di migliorare i fondi di Alitalia, mantenendo stretti legami con la partecipazione di Air France-Klm al capitale di Alitalia". E la strada annunciata da Parigi potrebbe essere percorsa anche dagli altri azionisti che hanno sottoscritto il prestito soci convertibile visto che è meglio avere capitale di rischio in un’impresa che ha prospettive di sopravvivenza piuttosto che obbligazioni di un’azienda in fallimento. E, in termini numerici, queste argomentazioni si traducono in un ulteriore rafforzamento - dopo l’aumento di capitale - da un minimo di 23,75 milioni (quota di Air France-Klm) fino a 95 milioni se tutti gli altri titolari del prestito soci di febbraio seguiranno la stessa strada del gruppo franco-olandese. La cifra determinante è 54 milioni ma oggi ce ne sono 171: 100 che verrebbero sottoscritti dalle banche (Unicredit ed Intesa Sanpaolo) e 71 già versati dai soci italiani (Intesa SanPaolo 26 milioni, Atlantia 26 milioni, Immsi 13 milioni e Maccagnani 6 milioni).

Con altri 54 milioni di capitale reperiti con la conversione in azioni del prestito soci si arriverebbe a quota 225 milioni che è la soglia minima richiesta dal ministero dell’Economia per autorizzare le Poste a sottoscrivere l’inoptato fino a 75 milioni di euro in modo da arrivare ai fatidici 300 milioni di aumento di capitale deliberati dall’assemblea.

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