Allarme Fmi: Usa appesi al precipizio fiscale

La guerra del debito europea sembra in via di attenuazione e la Grecia ha portato a termine con successo l'atteso riacquisto a prezzo scontato di 30 miliardi di titoli pubblici, ma la ripresa economica resta legata a due variabili made in Usa: il «fiscal cliff» e la cosiddetta «operation twist», la campagna in due fasi con cui la Federal Reserve ha rimpiazzato titoli del Tesoro con bond a scadenza più lunga, abbassando i rendimenti. Il nodo sarà questa settimana sul tavolo del Fomc, il direttivo della Fed: l'operazione, che ha riguardato titoli per 667 miliardi di dollari, si concluderà a fine anno e difficilmente il presidente Ben Bernanke la prorogherà.
Restano concentrate sul fiscal cliff, il precipizio fiscale che potrebbe tradursi per gli americani in nuove tasse per 600 miliardi di dollari, anche le preoccupazioni del Fondo monetario internazionale che teme una recrudescenza della recessione. La vera grande minaccia per l'economia Usa - ha detto il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde (nella foto) - non è la crisi dell'Eurozona, ma l'aumento automatico delle tasse e i tagli alla spesa dal 2013 se Casa Bianca e Congresso non si accorderanno sulla riduzione del deficit. Christine Lagarde ha invitato Washington a perseguire «un approccio equilibrato tra aumento delle entrate e tagli di spesa».

Intanto i manager di Wall Street «soffrono» la crisi (certo, lo stipendio medio continua ad aggirarsi attorno ai 300mila dollari l'anno): il 2012 si chiuderà con i bonus più bassi degli ultimi 4 anni. Lo conferma il New York State Comptroller, secondo cui la cifra media pagata a fine anno sarà di 101mila dollari, il 16,5% in meno del 2011 e quasi il 50% in meno del 2006.