Atene fa festa ma Tsipras «bluffa»

Il piano concordato con Bruxelles non si chiamerà più memorandum, però ne ricalca le linee. Malumori in Syriza

Atene fa festa ma Tsipras «bluffa»

AteneCome uno scialbo zero a zero, mentre un attimo prima avevano promesso una partita spumeggiante con dieci gol. L'accordo post Eurogruppo, che dà ad Atene altri quattro mesi di credito, è vissuto in Grecia con non pochi punti interrogativi. Tutti festeggiano, creditori e debitori. Ma nei fatti il termometro inizia a salire, nel Paese e nel partito di governo.

Alexis Tsipras dice in televisione di essersi lasciato alle spalle «memorandum, Troika e austerità, e che siamo rimasti all'interno della zona euro». Ma se domani, nella lettera di intenti che il ministro Yanis Varoufakis dovrà inviare a Bruxelles, non ci sarà scritto l'impegno formale di quei parametri che, in sostanza, sono contenuti nel vecchio memorandum, i quattro mesi scompariranno come per magia. Nell'accordo di venerdì notte, Tsipras - che ha ringraziato Matteo Renzi per il ruolo svolto a livello europeo - si è impegnato a evitare che la Grecia metta in atto «azioni unilaterali», ovvero rinuncia a decidere in solitario per una privatizzazione o per il licenziamento di tot dipendenti pubblici, mentre in campagna elettorale e nei primi giorni al governo aveva annunciato di voler strappare l'intero memorandum e imporre nuove condizioni. La Grecia si impegna a garantire «adeguati avanzi di bilancio primari o gli importi finanziari necessari al fine di assicurare la sostenibilità del debito, come risulta dalla convenzione dell'Eurogruppo del novembre 2012», ovvero dal memorandum, e restituisce 10,6 miliardi del fondo finanziario di stabilità. Nella lista dei compiti a casa che domani saranno «corretti» dal ministro tedesco Wolfgang Schaeuble e Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo) figura un programma di riforme (anti corruzione, privatizzazioni). Ci sarà una valutazione periodica fatta da un soggetto che fa capo Fmi, Bce e Ue, ma che non sarà chiamato Troika, e l'erogazione delle rate residue sarà decisa all'unanimità dall'Eurogruppo, tenendo conto degli obiettivi. «Comunque la si pensi su di lui, non capisco cos'abbia da festeggiare Tsipras, visto che ha ceduto su tutta la linea», commenta dall'Italia il forzista Daniele Capezzone, mentre il Nobel Paul Krugman esprime gli stessi dubbi («l'accordo non decide proprio nulla di eccezionale»). Il nodo è proprio questo: tutti festeggiano? Ufficialmente sì, ma in Grecia il Syriza inizia a bollire. Dalla segreteria politica trapela che molti non avrebbero avallato un aggiustamento (come ottenuto), né tantomeno un programma che non si chiamerà più memorandum ma oggettivamente ne ricalcherà i tratti somatici. Bensì vorrebbero proporre un referendum al popolo greco sulle misure della Troika. L'alternativa si chiama caos: se infatti Tsipras facesse una marcia indietro radicale (così come in parte ha fatto) sarebbe concreto il rischio di una nuova e inattesa protesta popolare, con il replay delle scene di lancio di yogurth contro il Parlamento ellenico, come fecero 100mila cittadini nel 2012 quando conservatori e socialisti votarono le misure della Troika.

Durante la segreteria politica la tesi di alcuni dirigenti di Syriza è stata: «La supervisione della Troika è in disaccordo con la lettera di Varoufakis. Se andiamo avanti così non si riuscirà a implementare il nostro programma». E la stoccata finale: «Quando il mondo ci vede eleggere insieme un presidente della Repubblica conservatore e ci vede accettare la supervisione della Troika e chiedere una proroga del contratto di mutuo, capisce che stiamo solo cercando un ottimo rifugio».

E se è lo stesso ministro Varoufakis a stemperare i toni dicendo che «non è il momento di festeggiare, anche se ci siamo lasciati alle spalle il memorandum», vuol dire che i conti sono tutt'altro che chiusi in questa partita dove in troppi stanno giocando, con le parole, su più tavoli.

twitter@FDepalo

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