Bankitalia mette a nudo i buchi delle mini banche

Bankitalia mette a nudo i buchi delle mini banche

L'ultima tornata di semestrali ha dimostrato come il rigore del governatore di Bankitalia Ignazio Visco abbia messo a nudo tutte le debolezze delle banche italiane, obbligate a rettifiche e accantonamenti per arginare più di 300 miliardi di crediti deteriorati, tra sofferenze e incagli.
Il primo assaggio è venuto dai conti di Intesa Sanpaolo e di Unicredit, mentre all'inizio della prossima settimana sarà la volta del Banco Popolare, di Ubi e di Bpm. Ma da quando gli ispettori di Bankitalia stanno battendo a tappeto anche le piccole realtà - venti i gruppi complessivamente ispezionati in vista dell'entrata in vigore delle regole di Basilea 3 - è parso evidente che la politica degli affidamenti in alcuni istituti di territorio è decisamente peggiore di quella dei big.
Fino al caso estremo, che nulla toglie alle popolari e casse di risparmio che svolgono la propria attività a sostegno dell'economia locale, delle due banche del centro Italia che sono state commissariate subito dopo le ispezioni: la Tercas di Teramo, a causa dell'emergere di «gravi irregolarità e violazioni normativa», e la Popolare di Spoleto, di cui anche il Monte Paschi è azionista. Cammina poi sul ciglio del baratro Banca Marche, che ha chiamato alla presidenza Rainer Masera nella speranza di trovare investitori disposti a versare i 300 milioni necessari a controbilanciare oltre 800 milioni di svalutazioni che hanno portato i conti in rosso. Le prime sanzioni all'ex direttore generale Massimo Bianconi e al cda per carenze nei controlli interni risalgono al 2011.
Di recente Visco ha chiesto aria nuova ai vertici della Popolare di Marostica e di quella di Puglia e Basilicata. La cooperativa di Altamura, alle prese con un rosso di 125 milioni, pare intenzionata a correre ai ripari (malgrado non sia chiaro che cosa farà il presidente Pasquale Caso). A Marostica, le svalutazioni mandano il conti in perdita di 14 milioni, il presidente Giovanni Cecchetto è invece partito all'attacco di Visco e, dopo un ricorso al Tar contro la richiesta della Vigilanza di azzerare cda e sindaci, a luglio l'assemblea ha «deliberato a larghissima maggioranza di non approvare la proposta» di Palazzo Koch. Senza contare la Banca del Cividale, che ad aprile ha visto l'ex direttore generale Luciano Di Bernardo, finire agli arresti domiciliari, poi revocati dal Tribunale del Riesame.
A pesare sui conti di queste banche, pur con tutti i distinguo, sono stati spesso gli intrecci con il potere locale, gli investimenti azzardati e i prestiti erogati secondo logiche di campanile, anche quando la prudenza avrebbe consigliato il contrario. Insomma in Italia non sono così isolate le logiche politiche del Monte dei Paschi.

Così come non sono solo i grandi gruppi a cercare margini nei prodotti della finanza o ad avere il «vizio» di concentrare le energie su pochi clienti. A determinare la condotta di un gruppo non sono le dimensioni, ma i suoi manager.

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