La Borsa «tradisce» sul lungo periodo

Dal 2007 rendimento annuo a -1,9%. E il listino resta mini

Cinzia Meoni

Dare retta ai vecchi adagi non è detto che sia una scelta vincente. A iniziare dall'idea secondo cui, nel lungo termine, la Borsa cresce sempre. Dipende dal listino, dall'economia che rappresenta e dal settore. In dieci anni Piazza Affari ha registrato un rendimento negativo annuo dell'1,9% (rispetto al +14,5% del Nasdaq americano) e ha ridotto la propria capitalizzazione del 29%, ritagliandosi una posizione ancora più ai margini nello scenario internazionale dove occupa il 18° posto in classifica con lo 0,8% della capitalizzazione mondiale (dall'1,8% di fine 2007).

Lo evidenzia la 72° edizione del report «Indici e dati relativi ad investimenti in titoli quotati» dell'Area Studi di Mediobanca che sottolinea come solo un titolo su quattro dei 180 presenti per tutto il periodo considerato sul listino milanese abbia battuto il rendimento dei Btp e solo quattro azioni su dieci abbiano registrato un rendimento positivo nel decennio.

La situazione non migliora considerando un orizzonte più ampio: l'indice di Borsa italiana dal 1928 a oggi ha un rendimento annuo negativo del 2,2% al netto dell'inflazione e dividendi esclusi. In pratica chi avesse investito in Borsa 90 anni fa senza reinvestire le cedole, si troverebbe con un capitale dal potere di acquisto ridotto dell'86%. Tra i vincitori sulla lunga distanza c'è però Generali che, dal 1938 ad oggi, ha registrato un rendimento medio annuo del 4,2% al netto dell'inflazione e dividendi esclusi: chi avesse investito una lira nel Leone 80 anni fa si troverebbe oggi 41.815 euro.

Lo studio di Mediobanca ha esaminato l'evoluzione del listino da fine 2007 a settembre 2018. Oggi le 229 società quotate a Piazza Affari valgono 518 miliardi (620 con le società attive in Italia ma con sede all'estero), pari al 30% del Pil nazionale, mentre dieci anni fa il mercato italiano capitalizzava 735 miliardi (con 317 società quotate) e rappresentava il 48% del Pil. Resta marginale l'apporto dell'Aim che, nonostante abbia quasi la metà delle società quotate a Milano (110), presenta una capitalizzazione di appena 7,7 miliardi. Piazza Affari si confronta con i quasi 21.000 miliardi di capitalizzazione del New York Stock Exchange, con i 10.245 miliardi del Nasdaq, i 5.266 miliardi di Tokyo e i 3.122 miliardi di Londra a cui fa capo la stessa Borsa. A Milano, a vincere sono state solo le società a media capitalizzazione: chi avesse scommesso 100 euro su Piazza Affari a fine 2007 se ne troverebbe oggi in mano 81, dividendi inclusi, ancora meno (27,5 euro) qualora si avesse scommesso solo sulle banche. Chi invece avesse puntato la stessa quota sullo Star avrebbe oggi quasi il triplo (292 euro). Tra le prime 25 società che hanno visto il valore delle azioni quanto meno triplicare nel decennio, 17 sono sullo Star.

Partendo sempre da cento euro investiti a fine 2007, a conquistare il podio dei rendimenti sono: Replay (l'investimento avrebbe toccato 1.285 euro), De' Longhi (1.106 euro) e Ima (901 euro). Nella top ten anche La Doria (852 euro), Diasorin (804 euro), Recordati (737 euro), Brembo (713 euro), Marr (642 euro), Datalogic (627 euro) e Amplifon (605 euro).

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