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Caltagirone: "Più tutele per i soci stabili. Lista del cda rischiosa"

L'imprenditore: "Poco spazio alle minoranze, voto multiplo da potenziare". La replica di Trieste

Caltagirone: "Più tutele per i soci stabili. Lista del cda rischiosa"

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Un'audizione sul Ddl Capitali riaccende i vecchi ardori sulle Generali. Ieri, chiamato a esprimere un parere sul Ddl Capitali con la prima audizione parlamentare della sua vita, l'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone ha parlato dei lati negativi della lista degli amministratori, di voto multiplo per difendere i soci stabili di un'azienda e del ruolo delle minoranze nei cda.

Spunti per migliorare il disegno di legge con il quale il governo sta lavorando per migliorare la competitività di Piazza Affari. Di fronte alla Commissione finanze di Palazzo Madama, Caltagirone ha usato come esempio la sua esperienza in Generali dove, da grande azionista, ha invano tentato di opporsi alla lista presentata dal cda. In Italia «ci sono un numero molto basso di consiglieri destinati alle minoranze», ha spiegato l'imprenditore. In Generali «abbiamo vissuto il paradosso della presentazione di una lista da parte del consiglio uscente contro quella di un socio. In virtù dell'attuale assetto normativo bloccata, dunque da votare senza possibilità di alcune selezioni di merito».

Questa dichiarazione ha spinto Generali, tramite un portavoce, a intervenire per sottolineare che «nei principali Paesi del mondo, quelli con i mercati più avanzati, e cioè Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Olanda, tra le prerogative del cda è inclusa anche la proposta di nomina dei consiglieri». Insomma, quanto fatto dal Leone è una prassi seguita anche da altre importanti aziende quotate come «Allianz, Axa, Zurich, Aviva, Bnp, Société Generale, Deutsche Bank, Ubs per fare alcuni esempi». L'auspicio del gruppo guidato da Philippe Donnet, quindi, «è che l'ordinamento italiano resti allineato alle best practice internazionali».

Per Caltagirone, però, l'istituto della lista del cda calato nella specifica realtà italiana dove l'azionista stabile non può scegliere i singoli componenti, ma solo la lista in blocco, rischia di favorire troppo gli amministratori con il pericolo che possano «impadronirsi della società». Arriva poi una critica anche all'indirizzo di proxy, i consulenti che consigliano in assemblea chi votare, e fondi per il conflitto di interesse e la «benevolenza» che spesso optano per sostenere la lista del cda uscente.

A riguardo del Ddl Capitali, che il governo dovrebbe approvare entro l'anno, si è a lungo parlato di un emendamento per normare la presentazione della lista del cda (limitando questa possibilità). In un'intervista rilasciata al Giornale, il sottosegretario al Mef Federico Freni, non lo ha escluso anche se ritiene che serva «un supplemento di riflessione» e che ci siano «temi più pressanti». Caltagirone ha inoltre caldeggiato il potenziamento del voto multiplo, poichè è uno strumento utile ai soci stabili per garantirsi la nomina degli amministratori. Oggi, in Italia, il voto multiplo (fino al raddoppio) è accessibile, se previsto dallo statuto, a chi detiene le azioni almeno da 24 mesi. Lo si vorrebbe aumentato, come in Olanda dove ci sono meno limiti.

Questo permetterebbe alle società familiari di quotarsi per reperire risorse senza rischiare di «essere spogliate da speculatori» focalizzati solo sul breve termine.

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